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“Prossima fermata: Napoli”, espressione della voglia di una nuova politica

di Roberto P. Ormanni

In Italia, oggi, l’esigenza comune fondamentale è la ricerca di un discorso politico nuovo. I volti che si vedono nei salotti politici televisivi iniziano a non convincere più l’opinione pubblica. Le liste di candidati alle elezioni sembrano non cambiare mai e i cittadini vanno a votare – se vanno a votare – con il naso turato cercando “il meno peggio”.
I politicanti millantano sostegno popolare e fiducia da parte degli elettori, ma la realtà delle cose è altra. Gli italiani non credono più nei partiti e più in generale restano diffidenti davanti al ruolo delle istituzioni. Si preferisce rifugiarsi nei movimenti (come quello di Grillo) o nel disinteresse più assoluto, piuttosto che affrontare l’amarezza del panorama italiano.
Eppure esiste una parte della popolazione, in Italia, che vuole continuare a credere in una nobiltà della politica. Una politica mossa dalla passione e non dal proprio interesse.
Lunedì pomeriggio, a Napoli, Francesco Maselli e Marco Sarracino, giovani del Partito Democratico, hanno provato a dimostrare che una politica del genere può esserci e hanno organizzato nel caffè-letterario ‘EvaLuna’ una serata ispirata all’iniziativa sostenuta dal sindaco di Firenze, Matteo Renzi, agli inizi di novembre. Se, quindi, in Toscana il progetto era “Prossima fermata: Italia”, in Campania si è trasformato in “Prossima fermata: Napoli”. Un microfono messo a disposizione di una platea di “cittadini comuni”: questa la formula scelta per provare a creare un discorso tutto politico proprio perché non necessariamente politico. Un discorso che non bada a conseguenze, un discorso disarmato da interessi collaterali e proprio per questo forte, diverso e innovativo, lontano dal codice comune imposto che sembra, ormai, essere l’unico.
Come nasce “Prossima fermata: Napoli”?
Marco Sarracino: L’iniziativa è nata dopo essere stati a Firenze il 5, il 6 e il 7 novembre insieme a Renzi. Eravamo lì per curiosità e ci siamo accorti che si parlava di cose giuste, di cambiamenti, di un nuovo modo di fare politica. Si parlava di quello che noi sosteniamo e ripetiamo da tempo. C’è una crisi politica, generata anche da un Partito Democratico assente, lontano non solo dalla gente ma anche dagli stessi militanti. Bisogna cambiare.
L’iniziativa nasce a livello nazionale, perché portarla a Napoli nello specifico?
Francesco Maselli: Crediamo che a Napoli ci sia bisogno di politica. Viviamo un momento drammatico. E’ dal 2007 che non abbiamo un sogno, perché non c’è mai stato o perché è stato tradito. E la colpa non è solo di Berlusconi, perché a Napoli abbiamo avuto un’amministrazione di sinistra. Eppure la città ha conosciuto lo sfascio, anche a causa della gente. L’iniziativa di lunedì vorrebbe anche essere un passo per spingere un’evoluzione delle coscienze.
Ma qual è stata la risposta del Partito Democratico?
M. S.: Ci sono state tante assenze di responsabili del Partito invitati all’intervento di lunedì. Credo che questo testimoni un fastidio verso questo tipo di iniziative. I ragazzi con la voglia di fare politica ci sono, ma le persone non si riconoscono più nei candidati. A Milano, per esempio, il PD è riuscito a perdere il suo candidato sostenuto alle primarie
F.M.: Questo potrebbe essere positivo…
M.S.: Non lo so…E’ che la gente si è stufata di nomi imposti dall’alto. Bisogna cercare una politica dal basso. Un candidato deve essere espressione di consenso. Oggi i nomi non esprimono più alcun consenso.
F.M.: La verità è che i leader non scendono più in strada ed è per questo che la gente si allontana. Inoltre il partito non ha percorsi chiari, anche riguardo le alleanze. Queste si possono anche fare, ma è il PD che deve essere il perno centrale
M.S.: Sì, non dovrebbe essere il Partito a dover rincorrere gli altri. Sono gli altri che dovrebbero seguire il Partito.
Come vivete voi le primarie?
M.S.: Le primarie, ormai, sono un elemento che si crea solo quando non c’è un accordo. Si riducono ad una gara per chi ha il muscolo più forte. Infatti non sono una regola fissa. E’ necessario che le primarie diventino qualcosa di obbligatorio prima di ogni tornata elettorale. Inoltre devono servire al Partito per ricercare unità. Non devono apparire come strumento di divisione, bensì di rinforzo. Inoltre sarebbe bene che a queste primarie si iniziassero a votare le proposte e non le persone, come è accaduto, per esempio, al provinciale del PD campano.
F.M.: Però, nonostante questo, vogliamo che si facciano. Con la speranza che possano costituire un momento di avvicinamento.
Eppure qualcuno definisce Renzi e i suoi come separatisti.
M.S.: Queste iniziative non sono una scissione, ma un arricchimento. E il Partito Democratico dovrebbe andarne fiero. La verità, però, è che il PD non ha fatto altro che perdere e non riesce a individuare nuove forze. Il fatto che Bersani non sia stato presente a Firenze e che da Roma siano partiti i fischi per Renzi fa capire quanta paura ci sia nei confronti di certe iniziative.
F.M.: Il punto è che sembra mancare il concetto di area, di corrente. Queste nascono per dare voce a determinate sensibilità del Partito. La corrente di Renzi è sicuramente un po’ ambiziosa.
Perché ambiziosa?
F.M.:Perché ha l’ambizione, e forse la presunzione, di ascoltare gli elettori in prima persona, per costruire il PD ascoltando chi vota il PD. Sicuramente Renzi è una figura da analizzare con attenzione. Bisogna aspettare e vedere cosa diventerà fra un anno.
M.S.: Non si sa neanche se fra un anno il PD sarà PD…
Ma voi cosa cercate? Quali sono le vostre proposte pratiche?
F.M.: Crediamo in alcuni punti fondamentali da ricercare e inseguire. Primo: è necessaria una riforma del fisco, che possa conoscere una progressività della tassazione, dove l’incidenza di questa non sia uguale fra un operaio e un imprenditore, per esempio. Secondo: puntare sulla tecnologia e sulle energie rinnovabili. Terzo: far rinascere la cultura. Perché l’Italia è un museo a cielo aperto, eppure è l’ultimo paese in quanto a spese pubbliche per la cultura. Quarto: investire sulla ricerca, tentare di mantenere nel Paese i nostri “cervelli” e individuare ricerche prioritarie. Quinto: il lavoro. Bisogna discutere con le parti sociali del precariato per capire i modelli di lavoro. Rivogliamo la dignità per chi lavora. L’articolo 1 della Costituzione insegna: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Bisogna rispettare questo principio. Inoltre bisogna raggiungere alcuni sgravi fiscali.
Di che genere?
Per esempio per le aziende che investono al Sud o che assumono giovani.
Cosa deve diventare il PD, allora?
M.S.: Sono convinto che la gente cerchi un Partito chiaro. Bisogna trovare la forza per dire cose nette, in alcuni casi rischiare di essere iniqui. Ma il PD deve provare a essere il motore trainante per far uscire il Paese da una crisi generale.