di Umberto De Gregorio, editorialista dei quotidiani “la Repubblica” e “la Città”
Nello stesso giorno in cui Mara Carfagna minaccia di abbandonare il PDL, Stefano Caldoro attacca Tremonti ed invita i rappresentanti delle regioni meridionali a non partecipare alle prossime riunioni del CIPE – incitando in sostanza al boicottaggio – perché il CIPE favorisce il nord nell’erogazione dei fondi nazionali.
Il nemico comune di Caldoro e della Carfagna è Nicola Cosentino, ex sottosegretario e presidente del CIPE costretto a dimettersi qualche mese or sono incalzato dai finiani (Bocchino in testa); l’uomo che ha costruito la sua carriera politica all’ombra dell’emergenza rifiuti nell’ultimo decennio in Campania .
Quello che oggi accade nel centro destra in Campania aiuta a capire chi ha la responsabilità dell’attuale crisi dei rifiuti napoletana. La responsabilità è di chi sbagliò due anni or sono ad individuare come siti per nuove discariche il territorio vesuviano ed oggi fa marcia indietro senza essere in grado di proporre soluzioni alternative. La responsabilità è di chi controlla politicamente quasi tutte le “province” della regione Campania, enti a cui il governo ha affidato il compito di gestire il problema dei rifiuti. La responsabilità è di chi non ha fornito i mezzi finanziari necessari per avviare la costruzione dei nuovi termovalorizzatori.
Ma da che parte stanno o staranno nei prossimi mesi Mara Carfagna e Stefano Caldoro? Dalla parte di Berlusconi o da quella di Fini? Il nodo della politica in Campania è legato a filo doppio a quello della politica nazionale. Non è esattamente fantapolitica pensare che una crisi di governo Berlusconi, consumata anche dalla rottura di Carfagna con il PDL, possa portare, in un futuro non lontano, ad una crisi politica regionale. Se Caldoro vuole davvero liberarsi dal peso di Cosentino, gestire in autonomia le risorse stanziate (150 milioni) per affrontare la nuova emergenza rifiuti, tentare di risolvere il problema in modo interessante per la collettività e non per qualcuno, difendere gli interessi del Sud e chiedere rispetto e quindi fondi per il proprio territorio, allora il suo avvicinamento all’asse Fini-Bocchino- Carfagna potrebbe essere ineluttabile.
Mai come oggi Roma e Napoli sono cosi vicine ed il cattivo odore dei rifiuti per le strade della nostra città si avverte fastidiosamente anche nella capitale. Il ricatto di Cosentino a Berlusconi (o mi fai gestire i fondi stanziati per i rifiuti in Campania oppure non ti concedo la fiducia politica a livello nazionale e l’appoggio necessario nelle sedi opportune locali per consentire che la protesta non degeneri in lotta civile) è pesante e non di facile risoluzione.
Lo scontro tra Fini e Berlusconi passa quindi per i rifiuti di Napoli e per la lotta politica interna al centro destra in Campania. Ipotizzare scenari è quanto mai difficile. Quello che è certo è che il centro sinistra sembra del tutto estraneo alla vera lotta politica nazionale e locale. De Luca, alle scorse elezioni regionali, sosteneva che il suo avversario reale era Cosentino e non Caldoro: ha perso. Oggi è Caldoro a voler sconfiggere Cosentino e De Luca in qualche modo gli tende la mano. In questo contesto le dispute sulle primarie hanno un sapore sciapito, interessano davvero pochi. Forse davvero sarebbe il caso di attendere gli sviluppi della lotta interna al centro destra per definire il candidato ideale del centro sinistra per le elezioni a sindaco di Napoli – in grado cioè di sfruttare al massimo le tensioni e le opportunità che questa lotta determina.
Certamente non si possono commentare che positivamente le prese di posizione di Mara Carfagna e Stefano Caldoro, che hanno il minimo comune denominatore di voler prendere le distanze da una politica governativa nazionale tesa tutta verso gli interessi del nord . Essi rivendicano inoltre autonomia da quella parte del PDL che rappresenta la parte peggiore del berlusconismo in Campania. Il loro destino politico potrebbe essere oramai segnato.