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“L’ultimo degli alleati” – Capitolo 3.2 ‘Tutto quello che mi serve’

di Brando Improta

Mentre passavano i giorni che mi separavano dall’arrivo di Eugenio a Napoli, continuavo a chiedere a Francesca se era pentita e se voleva davvero andare fino in fondo, per me era importante sapere che provava le stesse cose che io provavo per lei prima di deludere pubblicamente il mio migliore amico. Lei mi appariva sempre dolcissima e vedevo che mi voleva davvero tanto bene, e questo mi dette la forza di fissare un incontro con Eugenio, il pomeriggio dello stesso giorno in cui tornò in città. Avevamo appuntamento al parco Virgiliano e avevo portato con me Biagio (migliore amico di entrambi) al quale avevo appena raccontato tutto quello che era successo nelle ultime settimane. Rimase molto sorpreso ed apprezzai molto le sue parole: “Hai sbagliato nei confronti di Eugenio, ma se tu sei contento questo è l’importante”. Quando finalmente l’esule milanese arrivò sorrideva contento di vederci, non ebbi il coraggio di affrontare subito l’argomento e cominciammo a parlare di quello che lui stava facendo a Milano, seduti su una panchina nel parco che ci ha visti crescere. Biagio, seduto al centro fra noi due, ogni tanto mi dava una vigorosa gomitata per farmi capire che era arrivato il momento di affrontare la questione e così, dopo un’oretta di conversazioni varie e una decina di gomitate, raccontai tutto ad Eugenio.
Quando dopo ci salutammo con una semplice stretta di mano mi resi conto che sarebbe sicuramente stata l’ultima volta in cui l’avrei visto, la cosa che più mi addolorava era il doverci salutare in circostanze così spiacevoli, mi sarebbe piaciuto poterlo rivedere per almeno una volta, dimenticare tutto e farci una bella risata, almeno un’altra volta e poi basta. Tornato a casa piansi, ma quando Francesca mi chiamò e mi chiese come era andata le risposi che tutto era finito bene, che non si era arrabbiato molto, non era il caso di far sentire anche a lei il peso che sentivo io. Ma guardarlo negli occhi mentre confessavo il mio tradimento e veder cambiare l’espressione da sorridente in delusa, fu come far morire una parte di me.

In poco tempo vennero tutti a sapere che io e Francesca eravamo fidanzati. Fu l’argomento principale che alimentò i pettegolezzi di mezza città, chi più contento del fatto e chi meno, ma l’importante per me era poter vivere questa storia finalmente alla luce del sole.
Alcuni, come Simone e Daniele, rimasero scioccati ma poi si abituarono alla nuova coppia, Vito mi dispensò di un consiglio che applicherò sempre d’ora in avanti (“Con qualsiasi persone, amici o fidanzate che siano, tieni sempre un 10% di distanza, in modo tale da non rimanere mai deluso… cazzo in culo”), Guido, Strato e Massimo trovarono la cosa poco sorprendente e anche abbastanza naturale, le ragazze non le ho mai sentite esprimersi a proposito ma credo fosse ininfluente per loro, Valerio (un mio vecchio amico che rivedo ogni tanto con grande gioia) fu quello che mi disse la cosa più bella: “Vedi io ora non so Eugenio come l’abbia presa e non è affare mio saperlo, ti dico solo non ti curare di quello che dice la gente, perché la gente parla per il gusto di farlo; fai sempre quello che senti, perché so che qualsiasi cosa scegli lo fai con il cuore!”.
L’unico a non vedere apertamente di buon auspicio la cosa era Raffaele, mi spiegò che secondo lui facevo meglio a chiedere subito scusa ad Eugenio e troncare con Francesca, perché sarebbe finita male, diceva che se lo sentiva; Michelino dal canto suo mi disse che se avevo scelto così ormai non potevo più tornare indietro.
Dopo il parere di Raffaele decisi di chiedere una volta di più a Francesca se era convinta della direzione che avevamo intrapreso insieme: “Non mi fraintendere, io sono contentissimo e ti voglio bene, ma mi vuoi bene anche tu ?”.
“Si… e spero di farti felice come sono felice io in questo momento”. “Ok… allora ho tutto quello che mi serve”.