di Fabrizio Romano
Lunedì sera, la Spagna si fermerà. Non ci sarà il Grande Fratello, tutt’altro: lunedì sarà la notte di Barcellona-Real Madrid, la sfida dei titani, lo spettacolo che si materializza in ventidue uomini e un rettangolo di gioco, la cornice del Camp Nou e due allenatori terribilmente diversi. Il partitazo, valido per la vetta della Liga, è atteso da tutto il mondo, ed ormai si inizia ad avvicinare inesorabilmente. Ma in questi giorni di preparazione al mitico Clasico, ci rendiamo conto di quanto sia inferiore il nostro calcio – quello italiano – alla cultura degli spagnoli, in questo caso. Il big match tra Barça e Real è atteso da tutto il mondo, occupa le copertine dei quotidiani non solo iberici ma di ogni opuscolo sportivo internazionale, l’opposto – ad esempio – di quello squallido spettacolo che è stato Inter-Milan. Il nostro di Clasico è stato un fallimento dal punto di vista della preparazione alla partita, del gioco esibito dalle due squadre e dal tam tam mediatico completamente assente intorno ad una partita che vedeva di fronte i campioni d’Europa ed i primi in classifica del campionato più difficile al mondo. L’Italia ancora una volta ha sbagliato tutto: il nostro calcio è in una fase di crollo inesorabile, ma gli scricchiolii si sentono da tempo.
Sono ormai anni che la Germania è vicina al sorpasso per il posto Champions, solo l’Inter di José Mourinho è riuscita finora a fermare la beffa ed a mantenere l’orgoglio nazionale, alla faccia di chi parlava di ‘solo stranieri’. E proprio far scappare lo Special One si è rivelata la mossa più sbagliata del nostro calcio malato, un vero e proprio autogol: giornalisti, dirigenti e allenatori si erano schierati contro il portoghese tanto da farlo fuggire a gambe levate da un mondo sempre più marcio. L’unica attrazione della Serie A è stata spedita ad un Paese rivale come la Spagna: giustamente, Mourinho non poteva più resistere in un’Italia che fa parlare pubblicamente un personaggino come Luciano Moggi, che invece di stare dietro le sbarre è ancora adorato dal pubblico e si esprime tranquillamente davanti a tutti i nostri cittadini.
Il mondo ci prende in giro, e noi ci prendiamo in giro da soli. L’ultima vicenda di Sergio Porcedda al Bologna – presidente senza una lira in tasca che è riuscito a prendere per i fondelli tutti, come rivelato solo in parte da Tuttomercatoweb nei giorni scorsi – è l’esempio di come si stia naufragando in una situazione imbarazzante. Con José Mourinho si poteva uscire dallo scatolone delle banalità per restare in quel mondo fantastico che il portoghese tirava fuori da solo, e che in Spagna ora benedicono come manna dal cielo, tralasciando i magici risultati sul campo. Ma gli errori sono anche sulla base arbitrale: nel nostro calcio si fischia tanto e male, e circolano figure mediocri come i vari Tagliavento o Rocchi. Stiamo perdendo colpi ogni settimana, nonostante disponiamo di una scuola di allenatori che è la prima al mondo e di tantissime risorse che vanno sperperate. Resta solo che la Serie A è il campionato più difficile di tutti, ma sicuramente il meno affascinante dei top europei. Bisogna cambiare tanto, a partire dall’alto arrivando fino alle becere figure dei procuratori: d’altronde, in Spagna a mandare via un certo Mino Raiola ci hanno messo poco. E la schiavitù del nostro mondo pallonaro continua inesorabile.