di Roberto P. Ormanni
Il tempo si rallenta, il complesso universitario di Monte Sant’Angelo si ferma a osservare in silenzio. E la violenza sembra fare meno male.
Nei corridoi della facoltà di Economia della Federico II di Napoli, è la giovane rete NEAR (Network di Antidiscriminazioni Razziali) che riesce a gridare in silenzio una contestazione contro il razzismo, la discriminazione e l’oppressione. Gli organizzatori hanno raccolto, durante la mattinata del 2 dicembre, alcuni ragazzi del Liceo Umberto I di Napoli, intervenuti nella sede per seguire la Giornata Universitaria contro il Razzismo, per allestire una “lotta a rallentatore” improvvisata, con la speranza di sensibilizzare tutti i presenti circa l’attività del network e le tematiche dell’integrazione e dell’uguaglianza.
Il FlashMob, guidato dal volontario Giorgio Sinapi, è stato il secondo passo di una giornata che si era aperta con una conferenza, che ha goduto di interventi riguardo il tema del razzismo dei professori Riccardo Mercurio e Maria Luigi Sicca, della dottoressa Paola di Lazzaro, dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), e di Alessia Giannone del COSPE.
Il NEAR, che ha contribuito alla giornata con energia, è composto da ragazzi giovani – e forse proprio questa caratteristica offre un valore aggiunto al gruppo – organizzati su base territoriale, che si ritrovano sul web per progettare azioni di coinvolgimento, informazione e denuncia. Hanno scelto di costruire un percorso credendo nell’importanza della lotta al razzismo e alla discriminazione ma, soprattutto, nella forza della cultura e della diffusione di questa.
Il 2 dicembre è stata una giornata singola, eppure il cerchio che vi è attorno sembra essere più grande. La rete NEAR continua a crescere, la community si diffonde sul web e i volontari coinvolti direttamente preparano nuove iniziative locali, in tutte le città, da Nord a Sud. Nonostante la mancanza, ora come ora, di un sostegno diffuso, il network avanza, con alcuni gesti dimostrativi, semplici, quasi impercettibili. Perché, a volte, anche le battaglie più grandi crescono da piccole azioni.