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L’occupazione del Mercalli. Cronaca di una giornata

di Stefano Santos

NAPOLI – La reazione è arrivata. La partecipazione è stata quasi totale, grazie anche l’appello all’unione da parte della rappresentanza degli alunni lanciato il giorno prima. Una moltitudine di ragazzi ammassata nella palestra dell’Istituto per l’assemblea del 10 dicembre 2010, esattamente una settimana dopo quella di preparazione, in cui gli studenti hanno votato, con una maggioranza quasi bulgara, di occupare l’edificio.
Già al principio delle discussioni sembrava prevalere questa ipotesi, anche se con diverse motivazioni, che si potevano evincere nei vari gruppi di discussione creatisi. Chi voleva occupare in opposizione a un preside troppo intransigente nelle sue posizioni; chi lo faceva per contestare lo stato “schifoso” della scuola come istituzione, per la condizione di degrado della succursale; chi in contrasto alla riforma Gelmini; alcuni, pur non dichiarandolo apertamente, “per saltare scuola”. Una stretta minoranza non approvava. Dopo vari interventi di ragazzi e dei rappresentanti d’istituto, si è passati alla votazione. Il successivo conteggio ha visto la vittoria del Sì.
Il tutto supportato da cori di incitamento da parte degli studenti del vicino Pagano, anch’essi in regime di occupazione da una settimana. La mobilitazione è scattata e si è iniziato ad organizzarsi per la protesta. Il preside, avendo già contrattato per altri metodi di dissenso, tra cui un’assemblea permanente con le prime tre ore di presenza, non ha esitato a chiamare la Polizia per sedare la manifestazione, ma quest’ultima si è limitata a prendere atto della cosa.
Contemporaneamente, piccoli scontri tra occupanti del Mercalli e quelli del Pagano sono avvenuti, a causa di un presunto “schiaffo” ricevuto da uno di quest’ultimi; fortunatamente si è chiarita la situazione. Alla fine, il preside ha lasciato l’edificio, col resto del personale docente e ATA, con un ultimo discorso raccomandando nel frattempo ai manifestanti di non introdurre alcolici o stupefacenti e di mantenere un comportamento consono. I ragazzi hanno deciso poi di chiudere il secondo e terzo piano e la palestra.
Fuori, fino a un certo momento, ci sono stati coloro che hanno scelto di non partecipare, votando No all’occupazione.
Anche se una minoranza, il fronte del No rappresenta una fetta importante di studenti. Luigi Forgione, della V A, dice che l’occupazione è stata tardiva perché tra “il 14 dicembre si vota la sfiducia al Governo, e nel caso cadesse il disegno di Legge non passerebbe” e che “c’è molta disinformazione a riguardo” e “sembra fatto apposta per anticipare le feste natalizie”. Altri concordano, e aggiungono che esso sia un metodo di protesta sbagliato perché i media e il governo “se ne fregano”.
Per quanto riguarda il corpo docente, interessante il pensiero del prof. Ciminelli che afferma: “L’Italia sta andando a rotoli, perché si alimenta l’ignoranza e voi (studenti n.d.a.) fate solo il loro gioco. E’ un pretesto per saltare la scuola. Una protesta andrebbe organizzata meglio perché sennò vi dareste solo la zappa sui piedi.”
Mentre scrivo, sono già due notti che gli studenti occupanti hanno passato la notte nell’istituto. Ulteriori sviluppi si avranno nei prossimi giorni, quando il movimento assumerà continuità e si delineeranno i programmi veri e propri.

[Grazie a Marco Ricciulli per le info]