di Giovanni D’Orso
Liu Xiaobo è un critico letterario, scrittore e docente cinese, attivo da molti anni nella difesa dei diritti umani nel suo paese. L’8 dicembre 2008 è stato arrestato a causa della sua adesione al movimento “Charta 08”, di cui è il primo firmatario, ed è stato rinchiuso in un luogo segreto, sebbene l’arresto sia stato dichiarato ufficialmente solo il 23 giugno 2009. L’accusa è quella di “incitamento alla sovversione del potere dello stato”. Un accusa alquanto bizzarra se si pensa che l’imputato lotta ogni giorno per i diritti inalienabili dell’uomo. Dopo un anno di detenzione, il 23 dicembre 2009 si è svolto il processo; il 25 è stato condannato a 11 anni di prigione e a due anni di interdizione dai pubblici uffici. La sentenza è stata confermata in appello l’11 febbraio 2010.
L’8 ottobre 2010 gli è stato consegnato il Premio Nobel per la pace «per il suo impegno non violento a tutela dei diritti umani in Cina» M.L. King docet per intenderci. È il primo cinese a ricevere un premio Nobel mentre risiede in Cina, ed è la terza persona a ricevere il riconoscimento per la pace mentre si trova in prigione, dopo Carl von Ossietzky (1935) e Aung San Suu Kyi (1991). Liu Xiaobo è stato il promotore di «Charta 08», manifesto pubblico ispirato alla famosa Charta 77 redatta negli anni Settanta dai dissidenti cecoslovacchi. Redatto in occasione del 60º anniversario della proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Charta 08 è un grande appello alla libertà di espressione, al rispetto dei diritti umani e alle elezioni libere, tutti principi abbastanza utopistici nella maggior parte dei paesi. Il premio nobel sostiene la necessità di introdurre riforme democratiche nel sistema politico e il rispetto dei diritti umani, segnatamente della libertà di pensiero, nel proprio paese. Sottoscritto originariamente da circa 300 personalità, Charta 08 ha raccolto quasi 10.000 adesioni, da parte di cittadini di varia estrazione sociale ed origine etnica. In questi giorni la camera Usa ha deliberato, encomiando e omaggiando il premio nobel, una risoluzione in cui si “congratula” con Liu e “rende onore” ai suoi sforzi di “promuovere le riforme democratiche in Cina”. Il gigante d’Oriente ha subito espresso il proprio dissenso con l’espressione “arrogante” ed “irragionevole”. Questo secondo le dichiarazioni fatte dalla portavoce del ministro degli esteri, Jian Yu, che ha inoltre dichiarato “sollecitiamo i parlamentari statunitensi coinvolti a mutare il loro atteggiamento arrogante e irragionevole, e a mostrare il rispetto dovuto al popolo cinese e alla sovranità del potere giudiziario cinese”. Le conseguenze e le relative soluzioni da parte dello stato cinese sono state aspre e molto pungenti. Hanno vietato a tutti i bar e ai ristoranti di accettare prenotazioni per più di sei persone da oggi a sabato per festeggiare l’assegnazione del Premio Nobel a Liu Xiaobo. Lo riferisce oggi il Times di Londra. “Ci è stato detto che ogni festa in questi giorni potrebbe essere legata al crimine di sovversione allo Stato, perché Liu Xiaobo è stato condannato per questo crimine”, ha detto un ristoratore. La polizia ha anche sollecitato i proprietari di locali pubblici a segnalare chiunque “cerchi di creare disordini” e di mostrare striscioni in sostegno del dissidente cinese. “La polizia ci ha detto che se qualcuno vuole prenotare un tavolo per molti invitati dobbiamo rispondere che il tavolo è già riservato e la polizia è pronta a mandare persone per occuparlo”. Inoltre i siti web di alcuni mezzi di comunicazione internazionali, tra cui quelli delle reti televisive Bbc e Cnn e dell’ agenzia giapponese Kyodo risultano irraggiungibili dalla Cina. Numerosi tentativi di collegarsi ai siti hanno dato come risultato la comparsa dell’avvertimento ”il sito è fuori servizio o temporaneamente troppo occupato”. Le trasmissioni della Bbc sono state interrotte quando è cominciato un servizio da Oslo. Insomma sembra proprio che le decisioni messe in atto dalla Cina siano da considerare lesive alla libertà come concetto generale dell’uomo. Si spera che le acque si calmino al più presto e questo clima, ancor più opprimente di prima, anche se è assurdo pensarlo, finisca al più presto.