di Fabrizio Romano
Guarda l’Argentina e poi godi. Due ragazzi terribili scuotono più di tutti il panorama del calcio albiceleste, due talenti purissimi, che contengono in quelli che possono sembrare innocui corpicini da ragazzo una quantità immensa di classe, mista a un’esplosività che fa di Erik Lamela e Juan Manuel Iturbe due autentici diablos. In molti possono non conoscere questi due gioielli che faranno parlare delle proprie qualità a lungo nel corso dei prossimi anni, dunque presentarli è necessario. Erik Lamela è un trequartista di piede mancino classe 1992 del River Plate, con il quale sta giocando in queste settimane le sue prime partite da professionista. Esordio devastante nel clasico contro il Boca, gol alla partita successiva contro il Colon, prestazione sontuosa contro l’Estudiantes. Negli ultimi giorni sono rimbalzate voci importanti, che vogliono Milan ed Inter sulle sue tracce: il club rossonero è in vantaggio ed ha spedito Ariedo Braida a seguirlo per queste prime prove, ma l’Inter è pronta al sorpasso. La sorpresa è stata lecita, ma di fondo c’è una storia molto più lunga: il club nerazzurro sta osservando con particolare attenzione il ragazzo da un paio di mesi, ma già lo aveva fatto monitorare quando anni fa uscì fuori il nome di questo baby prodigio. Ma andiamo con calma, analizzando prima chi è Erik Lamela. Nativo di Buenos Aires, Erik è un trequartista puro di piede sinistro abile anche a giocare come seconda punta sfruttando una tecnica micidiale. In Argentina lo reputano un fenomeno predestinato: a 12 anni il Barcellona, il Siviglia ed il Real Madrid provarono ad aggiudicarselo, ma alla fine il River (pronto a denunciare il Barcellona alla Fifa) convinse la famiglia Lamela a restare in Argentina, e respinse anche i primi assedi della Nike per tutelare il ragazzo. Un campioncino vero e proprio che ora è pronto ad esplodere.
Quanto costa “Lamela della discordia”? Il costo del cartellino ammonterebbe sui 13 milioni di euro – poco più o poco meno – per un 70% del cartellino. In Sudamerica, si lavora sempre su una parte del cartellino salvaguardandone una percentuale che poi andrebbe al club che cede il giocatore nel momento di un’ulteriore cessione. Staremo a vedere dove finirà, ma il ragazzo è sicuramente valido.
Discorso diverso per Juan Manuel Iturbe. Lui è un classe 1993, centrocampista offensivo ma anche trequartista scattante e rapidissimo nei movimenti, nato a Buenos Aires da genitori paraguaiani ma cresce calcisticamente nel Cerro Porteño dove debutta nel 2009 – a soli 16 anni – lanciato dall’allora allenatore Pedro Troglio, vecchia conoscenza del calcio italiano. Forse in maniera troppo affrettata è stato già definito il ‘nuovo Messi’, ma sicuramente Juan Manuel ha le qualità per poter arrivare a giocare a grandi livelli. L’ultima estate è stata per lui molto travagliata: prima l’assalto del Real Madrid che si è rivelato sterile, poi il corteggiamento del Napoli finito senza concretizzarsi, infine il tentativo di Preziosi per il Genoa anch’esso decaduto. Così, Juan Manuel, passa in prestito senza diritto di riscatto agli argentini del Quilmes, neo-promosso in Primera División.
La sua qualità principale è la rapidità nel portare palla e nel dribbling, a tratti davvero micidiale. Non è un caso se un certo Diego Armando Maradona stravede per lui, tanto da inserirlo tra i 15 calciatori che nel maggio 2010 vengono portati in Sudafrica per fungere da sparring partner per la Nazionale albiceleste. Il debutto con l’Under 20 dell’Argentina – dopo una trafila con le sub 17 e 20 paraguaiane (si può cambiare fino alla presenza ufficiale con la Nazionale maggiore, ndr) – è avvenuto proprio in un’amichevole contro l’allora selezione di Maradona, oggi affidata a Batista dopo il fallimento in Sudafrica del Pibe de Oro. Quello che rimane è un Iturbe che addirittura di giugno 1993 già sta scalando posizioni. Un talento sensazionale su cui il Napoli ma anche altri club italiani farebbero bene ad investire, anche se l’occasione di prenderlo a meno di 10 milioni quest’estate è stata colpevolmente lasciata andare, così come per Lamela che – con ogni probabilità – finirà però sotto “la Madunina”, ad un club milanese.