di Rosalba Ferrante
NAPOLI – Sono le sei del mattino del 16 Dicembre ed il Liceo Umberto è avvolto dal silenzio. Trenta ragazzi, sfiniti dalle due giornate precedenti, dormono profondamente. Ma un caos improvviso fa sobbalzare tutti. Voci, rumori e fasci di luci puntati prepotentemente sui volti, sono queste le prime cose che avvertono gli studenti aprendo gli occhi. Poche parole: ” Svegliatevi, dateci nomi, documenti e sgomberate l’edificio”. La polizia è arrivata.
Il tempo di raccogliere i propri averi e tutti sono fuori. Infreddoliti, assonnati, delusi ed arrabbiati.
Il preside, insieme ad alcuni professori, entrano nell’istituto per constatarne le condizioni. La scuola è perfetta, probabilmente ancora di più di quando era stata occupata e, per questo motivo, la campanella viene fatta suonare regolarmente alle 9. Alcuni studenti entrano ugualmente, a testa bassa e facendo finta di niente, come se non fossero anche loro i compagni che, all’alba, erano stati cacciati dall’edificio, nel gelo del mattino. Ma la maggioranza della scuola, decide di rimanere al suo esterno. Tutti sono decisi a continuare le iniziative ed i progetti programmati per la giornata. Era programmata, infatti, per la mattinata, una “spedizione pulitiva” sulla spiaggia di Via Caracciolo ed i ragazzi, già dal giorno precedente, si erano attrezzati con guanti e sacchetti dell’immondizia.
E così, sessanta studenti armati di buona volontà e determinazione, si incamminano verso la spiaggia e passano la mattinata a raccogliere buste di plastica, bottiglie di vetro, lattine, pezzi di polistirolo, scarti alimentari, e chi più ne ha, più ne metta. Collaborazione è la parola d’ordine.
La delusione ed il disgusto, nonché la rabbia e la tristezza per quanto avvenuto, sono sentimenti comuni a tutti e ben leggibili sui loro visi stropicciati ed assonnati. Ma la voglia di fare e la convinzione che non sarà solo un primo ostacolo a fermarli è, di gran lunga, superiore a tutto questo. Le proteste continueranno ugualmente e così anche le iniziative ed i progetti.
Con questo spirito, quei sessanta ragazzi che avevano la passato la mattinata a raccogliere rifiuti, si incamminano verso piazza San Pasquale, dove si fermano per discutere su come continuare ad agire. Le proposte sono numerose e l’aria è tesa, ma loro sono compatti e determinati. Queste settimane sembrano essere servite davvero. L’Umberto si è riscattato, ha saputo darsi uno slancio e risollevarsi. Per la prima volta, dopo tanti anni, i ragazzi sono uniti e decisi in un unico obiettivo. Per la prima volta, una maggioranza interessata vuole fare davvero qualcosa di incisivo, vuole lottare, fino allo sfinimento, per ottenere ciò in cui crede e per dimostrare, a chi non lo ritiene possibile e a chi mai l’ha fatto e mai lo farà, che si sbaglia. I giovani sono il futuro, il loro compito è quello di salvaguardarlo e per farlo devono resistere. Resistere fino allo sfinimento. Se non se ne occupano loro, chi lo farà?
E’ un’Italia sfasciata quella in cui viviamo, è un periodo di crisi e di subbuglio e gli studenti, tutti, stanno lottando e ci stanno credendo.
Non si conosce cosa succederà. Non si sa se tutto questo servirà a qualcosa, se qualcosa davvero cambierà, in meglio o in peggio.
L’unica certezza è che i giovani c’erano e ci sono stati. Ma soprattutto, continueranno ad esserci.