di Marco Chiappetta
TRAMA: Ricercata dall’Interpol in quanto amante del misterioso e sfuggevole ladro Alexander Pearce, l’affascinante Elise Ward (Angelina Jolie) riceve da questi una lettera che le indica di prendere da Parigi un treno per Venezia, avvicinarsi a un uomo che gli assomigli per stazza e far credere alla polizia che sia il vero Pearce. Elise allora abborda il timido turista americano Frank Tupelo (Johnny Depp) e il piano effettivamente riesce: questi, scambiato per il vero Pearce, viene pedinato e inseguito sia dagli agenti di Scotland Yard capitanati dall’inetto agente Acheson (Paul Bettany) sia dagli sgherri russi del cattivissimo gangster inglese Reginald Shaw (Steven Berkoff). Ma più che alla sua vita, seriamente in pericolo, Frank tiene solo alla bella sconosciuta, di cui è innamorato.
GIUDIZIO: Il secondo film del tedesco Florian Henckel von Donnersmarck, il “fu” autore del capolavoro “Le vite degli altri” (premio Oscar nel 2006 per il miglior film straniero) è la dimostrazione di come un raffinato genio europeo si possa corrompere con i dettami dello spettacolo hollywoodiano. Propagandato con un lancio mediatico clamoroso, più vicino alla moda che al cinema, è il solito blockbuster americano senza pretese di credibilità e perfezione, un frivolo e dimenticabilissimo prodotto glamour e commerciale, in cui la presenza di due affermati divi – qui mai veri attori – distrae l’attenzione dello spettatore dal resto del film: che infatti non esiste.
Una bella confezione, con regia elegante, paesaggi e bellezze di una Venezia ridotta a cartolina turistica, la proverbiale simpatia italica e tanti ghirigori intricati che non vanno da nessuna parte: sotto l’involucro patinato il nulla assoluto.
A metà strada tra commedia e spy story, azione e sentimento, James Bond e Hitchcock (quasi un cocktail parodistico di “Intrigo internazionale”, “Caccia al ladro” e “L’altro uomo”), non è niente di tutto ciò. Spacciandosi per giallo non ha né la suspense né il meccanismo, perché tutto è già saputo, visto, trito: così che non c’è da stupirsi che alla fine, dopo un intrattenimento comunque godibile tra alti e bassi, il colpo di scena stile “I soliti sospetti” (lo sceneggiatore, Christopher McQuarrie, è lo stesso) sia imprevedibile per la sua stupidità, ma in fin dei conti scontato e necessario per una storia così debole. Tra artifici macchinosi, espedienti inverosimili e stereotipi quasi infantili, è un insulto bell’e buono all’intelligenza dello spettatore e al talento del regista.
Forse unica nota di riguardo, la schiera di bravissimi attori italiani (tra i tanti, Christian De Sica, Nino Frassica, Neri Marcorè, Raoul Bova, Alessio Boni, Maurizio Casagrande), penalizzati da ruoli troppo marginali e macchiettistici.
VOTO: 2/5