di Fabrizio Romano
Una Serie A da urlo. Con il mercato che incombe (e che colpi in pentola!), al termine del girone d’andata si registrano novità sensazionali. In netta frenata il Milan di Allegri, privo dello smalto dei primi mesi e di un Nesta che risulta imprescindibile per la retroguardia rossonera, umiliata dall’Udinese e graziata a più riprese dal Cagliari. La squadra guidata dal tecnico toscano si conferma però la prima forza del campionato, ma dovrà stare attenta: non si vince in carrozza. Basti guardare questo Napoli che sta meravigliando tutti: concepibile sconfitta a San Siro contro l’Inter – forse serviva un po’ più di umiltà, in quel caso – ma straordinaria reazione contro la Juventus, presa a sberle da un Cavani da urlo. Ormai non bisogna più parlare dei partenopei come sorpresa: la realtà sotto il Vesuvio è tastabile e sicuramente molto buona, basterebbe pochissimo dal punto di vista del mercato per far sognare una piazza che merita quello che sta vivendo.
Intanto, però, il campionato riaccoglie a braccia aperte una nuova Inter targata Leonardo. Il tecnico brasiliano ha portato sorriso, lucidità e risultati, un’autentica manna dal cielo dopo la scellerata gestione Benitez. Lo spagnolo – ora possiamo svelare qualcosa – aveva rapporti deleteri con quasi tutto lo spogliatoio nerazzurro, in particolare con Wesley Sneijder e Marco Materazzi. Sotto il segno di Leonardo, però, i campioni del Mondo si sono rialzati mandando al tappeto un Napoli volenteroso ma soprattutto un Catania duro a morire, sconfitto in rimonta grazie all’abile mossa dell’allenatore carioca, che ha rischiato inserendo Pandev per Chivu. Una giocata degna del miglior Mourinho e, guarda caso, vincente. Chi non sa più vincere è la Juventus di Delneri: il tecnico proclamava di “non darsi limiti” per gli obiettivi stagionali, ma le sonore lezioni subite in casa contro il Parma e col Napoli devono ridimensionare una squadra fin troppo esaltata.
Il suicidio sul mercato andando a prendere Luca Toni mentre in estate è stato sbolognato uno come Giovinco è un messaggio più che chiaro: dalle parti di Torino si può, si deve fare di più, altrimenti di umiliazioni come quella del San Paolo rischiano di arrivarne numerose (e il buon Ciro Ferrara gode). Frenata anche per la Lazio: “pareggino” a Genova e clamorosa sconfitta interna col Lecce negli ultimi due turni, la sindrome del crollo con Reja post-panettone sembra tornare ancora. Capitola anche l’altra squadra della Capitale, la Roma, che, dopo il furto col Catania, fa harakiri contro la Sampdoria, nel segno di un disastroso Juan. Ranieri dovrà stare attento o si rischia di scendere fin troppo in basso.
Un appunto per le squadre del limbo, ballerine tra zone medio-alte: splendida la crescita dell’Udinese di Guidolin, squadra che gioca divertendosi e crea sempre problemi, un po’ troppo altalenante il Parma di Marino che resta sempre più che piacevole da vedere. Deve ritrovare smalto il Palermo, vittima di infortuni eccellenti soprattutto in attacco, meritano di più le piazze di Genoa e Fiorentina, che per ora assistono ad un campionato sottotono, ma c’è da scommettersi: Mihajlovic rialzerà la Viola. Chiosa finale sul Bologna – che merita un capitolo a parte – e sulla zona retrocessione. Davvero meraviglioso quanto sta accadendo sotto le Due Torri, lo spirito d’abnegazione della squadra trascinata da Di Vaio spinge i felsinei sempre più in alto, per un miracolo troppo poco sottolineato: questa è gente che non ha preso lo stipendio per sei mesi e ha lottato per la maglia, ora con l’avvento del nuovo patron Zanetti – persona seria e facoltosa, possiamo garantire – tutto è tornato alla normalità e il Bologna continua a viaggiare a gonfie vele: molti, anche più in alto, dovrebbero prendere esempio.
Capitolo conclusivo, retrocessione: drammatica la situazione del Bari, sempre più in basso nonostante l’arrivo di Okaka, e sconfitto anche dai rossoblù di Malesani. Deve fare molto di più il Brescia, che ha fatto crollare un magnifico castello costruito contro la Fiorentina nel primo tempo: Corioni deve muoversi prima che sia troppo tardi. Da premiare invece l’orgoglio di un Lecce che ce la sta mettendo tutta per tirarsi fuori dalle zone basse. Bene anche un Cesena che sogna Adrian Mutu, e lì sarebbe salvezza quasi garantita, ma con i Becali, prima di poter dire “è fatta”, bisogna aspettare. Il Catania, così come il Chievo, si salverà: grande organizzazione, gli ultimi risultati sono penalizzanti, la qualità c’è, eccome. E’ una Serie A da pazzi. Prepariamoci ad un grande girone di ritorno, perché le sabbie sono più mobili che mai.