di Enrico Massa
Si è fatta attendere, ma finalmente, a seguito di due anni d’Inferno durante i quali si è cercato di violare in tutti i modi possibili quel fondamentale concetto – “La legge è uguale per tutti” – che è alla base di tutte le società civili, la risposta che tanto aspettavamo è arrivata: il “legittimo impedimento”, che garantirebbe una pressoché assoluta impunità al presidente del Consiglio ed ai ministri di Governo, non è per nulla “legittimo”.
In effetti, analizzando la decisione presa dalla consulta pochi giorni fa, si evince che, anche se il decreto non è stato completamente bocciato, le modalità con cui Berlusconi dovrà giustificare la sua assenza in aula ai magistrati non sono troppo diverse da quelle che può usare un cittadino qualsiasi per motivare la propria indisponibilità. L’effetto immediato che questo comporta è evidente: il presidente del Consiglio dovrà presentarsi in aula per difendersi nei tre processi in cui è coinvolto, quello per concussione e prostituzione minorile, il ben noto “Ruby affaire”, quello per corruzione (noto come “caso Mills”) e quello per evasione fiscale.
Appurato ciò, non è necessario dover leggere i nuovi manifesti del PD per capire che la situazione giudiziaria del nostro premier è alquanto umiliante per il nostro paese. E lo è ancora di più pensando che, in qualsiasi altro paese civile che non sia una dittatura, delle imputazioni del genere avrebbero comportato delle doverose e immediate dimissioni. Ma siamo in Italia, un paese dove chi è imputato per un reato penale non può fare il poliziotto, ma può governare un paese e stravolgere le leggi a proprio favore. Che sia per prostituzione minorile, per corruzione o per uno qualsiasi dei numerosi reati attribuitigli in questi anni, Berlusconi è compromesso, e tutto il paese, a partire dalla sua maggioranza, sempre più incapace di governare, ne sta pagando le conseguenze.
Nonostante egli ritenga di essere un’innocente vittima delle “toghe rosse”, prima o poi dovrà presenziare in aula prendendosi le sue responsabilità e magari anche dimettersi, lasciando che nel paese si apra una fase nuova, come quella che è non è stato possibile aprire lo scorso 14 Dicembre. Solo allora l’Italia potrà ritenersi un paese dignitoso e civile.