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L’amicizia ai tempi dell’Eros

di Renata Rallo

Amicizia. Nel capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry è definito “addomesticare”; potremmo semplicemente definirlo come un “creare legami”. Noi, invece, per lo più semplifichiamo; è meglio, è più facile. Sembra sempre che il tempo manchi, che il più prezioso sia quel che più velocemente e facilmente possa essere acquistato. Può essere acquistato il bene? La felicità? O, più semplicemente, un’amicizia sincera? La risposta è banalmente ovvia. Mi sono spesso domandata perché le persone rifiutino il bene altrui, perché molte volte ci si chiuda nel cinismo piuttosto che vedere ciò che di buono gli altri possono offrire. Costruire un muro. Un muro solido e forte. Questo è facile, questo è semplificare. Chiudere il mondo fuori; il nostro piccolo mondo dentro. Magari per non soffrire o per non venir feriti nuovamente da un mondo che ben volentieri se ne frega. Ma cosa accadrebbe se fuori da questo muro ci fosse un amico? Saremmo disposti ad abbattere le nostre convinzioni, le nostre sicurezze per andargli incontro? Per andare incontro ad un “legame” che di solidità e forza non ha nulla se non il bene che può scaturirne? Come si fa? Come si può chiedere ad un uomo di rimettere la sua felicità nelle mani di un altro uomo che diverso non è dal resto del mondo se non per l’appellativo di “amico”? Cos’ha di diverso la rosa del Piccolo Principe rispetto a tutte le altre rose? E’ vanitosa e piena d’astuzie, certo, ma è anche l’Unica. Eppure il Piccolo Principe non ne riconosce la tenerezza e decide di partire, abbandonandola. Tutti sappiamo che più certe relazioni toccano il profondo, più è il dolore che ne può scaturire ma, dice la Volpe al Piccolo Principe, una volta che sarà stata addomesticata non potrà che gioirne. Quest’amicizia darà significato a ciò che ancora non ne ha, al grano, per esempio, biondo come i capelli del suo piccolo amico. Ed ecco che il Piccolo Principe comprende l’errore commesso nell’aver abbandonato la sua rosa.
“L’essenziale è invisibile agli occhi”, ciò che rende speciale il suo unico fiore è la dedizione ad esso rivolta. “Addomesticare” dunque significa prendersi cura, interessarsi, fare in modo di diventare “unico al mondo”. Di qui tutto acquista significato. Come le stelle per l’aviatore che, alla partenza del suo “piccolo ometto”, si volgerà a loro con aria lieta, sapendo che su una di queste il suo amico ride con quella risata tanto amata. Ed è questo che dovremmo provare, mettendoci in gioco e fidandoci degli altri, sbattendo contro muri, più e meno forti: creare legami, o meglio, significati. E anche quando arriverà l’ora della partenza potremo sempre ricordare gli amici senza temere di essere dimenticati, perché quest’amore non teme la distanza o il tempo in quanto radicato in noi fin dentro l’anima. E se invece non ci fosse nulla per cui lottare? Se il re chiuso nel suo castello, circondato dal suo muro non sapesse amare? Se la famosa asserzione di Proust -“credere che l’amicizia esista è come credere che i mobili abbiano un’anima”- fosse vera? Sono sempre stata terrorizzata, credo come molti, non tanto dai falsi amici ma dall’essere smentita nel mio affetto. È come quando si è bambini e ti rendi conto che per colui che chiami “il mio amico migliore” tu non sei altro che uno qualunque. E’ un tuffo al cuore, qualcosa difficile da mandar giù…per un bambino. E poi? E poi si cresce. Ma il dubbio rimane. E’ giusto voler creare legami? E’ giusto voler far diventare unico un rapporto? E’ giusto sbattere contro un muro per anni? Diceva Napoleone: “Amicizia non è altro che un nome”. Mi rendo conto che a volte è proprio così, perché l’amicizia non è come l’‘Eρως, ma è molto più simile al “bene velle” catulliano: un qualcosa che altro non è se non il bene reciproco, un legame che nulla chiede in cambio se non l’affetto e la dedizione quasi assoluta. Ed è proprio per questo che è forma quanto mai alta di sentimento: non si basa sull’aspetto di una persona o sul coinvolgimento puramente passionale, ma su ciò che l’altro intimamente è. Perciò immortale. Secondo la tradizione greca “chi smette di essere amico non lo è stato mai”, perché l’amicizia non può svanire, l’amicizia prende le anime di due persone e le unisce per l’eternità e nell’eterno significato del loro essere.

E quando l’ora della partenza fu vicina: “Ah!” disse la volpe “Piangerò”.
“La colpa è tua” disse il Piccolo Principe “Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…”
“È vero” disse la volpe.
“Ma piangerai!” disse il Piccolo Principe.
“È certo” disse la volpe.
“Ma allora che ci guadagni?”
“Ci guadagno” disse la volpe “Il colore del grano”.

(“Il Piccolo Principe” – Antoine de Saint-Exupéry)