di Rosalba Ferrante
È segnato al 14 Febbraio il debutto televisivo di Francesca De Andrè, figlia di Cristiano e nipote del grande Fabrizio. E se a qualcuno, parlando di debutto, potrebbe venire in mente una qualche collaborazione in campo cinematografico, televisivo o, analogamente all’illustre parentela, musicale, è da chiarificare che non si tratta di nessuna di queste tre.
La “collaborazione”, se così vogliamo definirla, è infatti all’ “Isola dei Famosi”, il noto reality di Rai Due, che allieta il popolo italiano da ormai quattro anni. La ragazza, per ovvi motivi, farà parte della squadra dei “Parenti di…”, appoggiata da tutta la famiglia.
Pare che il tempo della poesia sia finito. E a sostituirlo sia arrivato il desiderio di fama e la voglia di apparire. La trasformazione della società, così, è totale: ciò che pensi e dici conta ben poco, perchè quello che viene riproposto quotidianamente è un exploit di veline, vallette, letterine, schedine e chi più ne ha, più ne metta.
E tra tutte le vittime stereotipate di una società che preferisce non pensanti, Francesca De Andrè rappresenta soltanto quell’ “una delle tante”. A detta della giovane, infatti, il “Grande Fratello”, altro noto reality della Mediaset, è solo “un porcile dove i concorrenti passano le giornate nella beata nullafacenza”, ottimizzando il tempo, di tanto in tanto, con insulti, avventure sporadiche e qualche calda lacrima. “L’Isola dei Famosi”, invece, è “luogo d’avventura dove poter misurare il proprio coraggio” con prove di straordinaria difficoltà ed astuzia.
E allora quasi viene da dire: ah, cara Francesca, vedessi quante avventure che ogni giorno affrontano gli abitanti di Terzigno o gli operai della Fiat, quelle sì che richiedono un coraggio straordinario. E se non ti va di andare così lontano, basterà guardarti intorno e ti accorgerai di come la vita di tutti i giorni sia, già di per sé, un’impresa epica. Vasto è lo scenario da osservare: c’è chi lotta per arrivare a fine mese, chi lo fa per mantenersi il posto di lavoro e chi, per far valere i propri diritti, combatte contro un nemico più grande di lui. Eppoi ci sono quelli che compiono le imprese più improbabili, sperando, utopicamente, di poter promettere ai propri figli un futuro migliore e cercando di riservarne a loro stessi, uno che si possa definire quantomeno decoroso.
La miseria, la povertà e la disillusione di cui parlava l’immortale Fabrizio, tuo amato nonno, che dici di sentire così vicino.
“La direzione ostinata e contraria” è smarrita. Ben venga così, allora. Resteranno, forse, le sfilate di moda, i reality e le riviste di gossip. Nient’altro che la triste realtà che ci siamo scelti, il letame di un’esistenza vana ed incompiuta.
E da questo letame difficilmente potranno “nascere i fior”.