di Ilaria Giugni
A poco più di venti giorni dall’annuncio della sua chiusura, il Napoli Teatro Festival riapre i battenti. Risorge dalle sue ceneri si potrebbe pensare, eppure non è quanto ha in mente il nuovo direttore artistico, Luca De Fusco. Il Consiglio d’amministrazione della Fondazione del Festival, riunitosi senza troppo clamore nella serata di ieri, ha infatti accolto la candidatura proposta dall’assessore regionale Caterina Miraglia.
Ennesimo incarico che corona un periodo “fortunato” per Luca De Fusco, che pochi mesi fa otteneva la direzione del Teatro Mercadante, succedendo al suo predecessore Andrea De Rosa, sospeso prima della scadenza del contratto.
Rimangono bloccati i preparativi per il Festival, già avviato alla decisione della chiusura: abbandonato il materiale preposto dalla passata gestione, De Luca sembra desideri ripartire ex novo, poco importa del denaro già speso per sopralluoghi e sovvenzioni alle compagnie che avrebbero dovuto partecipare alla quarta edizione del Napoli Teatro Festival. Eppure, pareva di ricordare che la motivazione addotta per giustificare la cancellazione dell’ appuntamento annuale con il teatro d’avanguardia, già conosciuto in tutta Europa, fosse proprio la mancanza di fondi.
Restano senza lavoro anche i 48 dipendenti delle passate edizioni del Festival: ad eccezione di sei lavoratori che manterranno il posto in virtù del loro contratto a tempo indeterminato. La nuova direzione artistica, in tal proposito, non ha manifestato la volontà di reintegrare il gruppo che si era occupato delle scorse tre edizioni. Il nuovo direttore artistico, inoltre, venerdì incontrerà la stampa per annunciare se portare in scena il programma preparato dall’ex direttore del Napoli Teatro Festival, Renato Quaglia. De Fusco, infatti, potrebbe scegliere di presentare un suo progetto da allestire nell’autunno 2011.
Sembrano chiare le difficoltà di organizzare in breve tempo una manifestazione all’altezza del profilo artistico degli scorsi anni. E la presunta scelta di ripartire da zero, nonostante la prossima edizione fosse pronta, sembra quasi un’ammissione di voler fare del passato tabula rasa. Ma a chi gioverebbe accantonare gli spettacoli già pronti? Interrompere il cammino degli artisti a un passo dalla meta, negare all’ultimo un palco alle loro performance, è quasi un aborto. E proprio non è facile trovare un motivo ragionevole.