di Ferruccio De Prisco
I ragionamenti analizzati precedentemente sono detti logico-razionali, dal momento che alla base presentano una prima proposizione che segue la logica dell’ “ipotesi assurda”, di cui non è possibile direttamente fare esperienza. Si potrebbe criticare tale tipologia di ragionamento, finalizzato sempre all’acquisizione del dato oggettivo della realtà, affermando che la mente, pur potendo pensare ciò che è vero, pensa anche il fantasioso e, quindi, il falso. Ciononostante, bisogna costatare come la presenza di successive proposizioni che avrebbero alla base l’elemento dell’esperienza collettiva fatta indirettamente, unita alle rigide leggi scientifiche che regolano la formazione della prima proposizione, fanno si che si arrivi ugualmente a risultati validi ed oggettivi nel mondo della realtà. Va specificato come la seconda parte di cui si costituisce il metodo logico-razionale (le proposizioni legate all’empirismo collettivo) non si possano assolutamente identificare con il funzionamento dei ragionamenti formate da catene di proposizioni subito incentrate sull’esperienza collettiva. Infatti, mentre quest’ultimo tipo di ragionamento si fonda sull’empirismo collettivo e non considera l’elemento logico-razionale dall’inizio alla fine, il primo ragionamento prevederà l’uso dell’elemento logico-razionale anche nella sua seconda parte costitutiva, nonostante le proposizioni siano comunque legate all’empirismo collettivo. Per chi si stesse chiedendo come ciò sia possibile, potrei rispondere, ricordando come la prima parte del ragionamento logico-razionale (ipotesi assurda)trasporti l’individuo da un piano della realtà ad un altro, ove l’ipotesi assurda vien presa per vera. Cosicché, le varie proposizioni successive alla prima che terranno conto dell’empirismo collettivo, scaturite da quell’ipotesi assurda iniziale, continueranno a rimanere vere nella nuova realtà venutasi a creare razionalmente e si otterranno dati oggettivi di quella realtà. Perché il metodo razionale però ci possa effettivamente aiutare, c’è bisogno di trovare un mezzo che permetta di non annoverare come oggettiva una conoscenza del tutto fantastica per la nostra dimensione, ma vera solo per quella immaginaria. Ciò potrà avvenire solo se, volendo utilizzare il metodo logico-razionale, spostandoci all’inizio dalla nostra realtà a quella immaginaria, l’ipotesi assurda che creeremo, non andrà a riguardare ciò di cui noi, nella nostra realtà, non possiamo fare esperienza. E’ chiaro come, anche in questo caso, l’esperienza collettiva sia garante della non immissione di dati falsi nella nostra conoscenza. L’ultima questione che va risolta del metodo logico-razionalistico, è quella del come fare a passare dalla realtà immaginaria alla nostra, riportando nella nostra dimensione il risultato a cui siamo pervenuti. Per rispondere a questa domanda, è bene ricordare come il passaggio dalla dimensione immaginaria a quella reale possa avvenire unicamente a partire dallo stesso risultato. Infatti, il metodo logico-razionalistico ci dà delle soluzioni che nel nostro mondo non potrebbero essere direttamente traslate, per il fatto stesso che sono risultati ricavati originariamente da un ipotesi assurda di cui noi nella realtà non possiamo fare esperienza collettiva.
Così, per poter traslare ciò a cui siamo arrivati e, dunque, per poter passare da una dimensione all’altra, non dobbiamo fare altro che formulare nella nostra realtà, una legge oggettiva che tragga conseguenze logiche dal risultato a cui siamo arrivati. La conoscenza oggettiva umana è costituita, riassumendo sinteticamente, da tre elementi: prima di tutto dalle leggi, prettamente scientifiche, ricavabili dall’empirismo collettivo formate da un’unica proposizione; poi, dai risultati ottenuti dalle catene di proposizioni alla cui base risiede sempre l’empirismo collettivo (dove la prima proposizione segue il principio di uguaglianza dei simili, se i simili presentano la stessa natura); infine, dai risultati ottenuti dal metodo logico-razionale. Alla base di questo vi è sempre la presenza della prima proposizione su cui si fonda l’ipotesi assurda, ma che tiene sempre conto dell’esperienza che noi facciamo delle cose nella nostra realtà; delle catene di proposizioni che ne derivano, sempre legate all’esperienza collettiva fatta indirettamente nella dimensione assurda. Appare opportuno ricordare come sia superfluo analizzare le singole proposizioni alla cui base vi è l’empirismo collettivo, dal momento che questo è compito proprio della scienza con le sue leggi. Va anche notato come i tre metodi per il riconoscimento dei dati oggettivi della conoscenza umana vengano tratti dall’osservazione del metodo scientifico. Si comprende, perciò, come la conoscenza umana derivi unicamente dalle varie forme costitutive del metodo scientifico, che però è stato sempre e solo utilizzato per desumere l’oggettività di leggi scientifiche e mai per trarre con tanta scientificità dati oggettivi che riguardano la caratterizzazione dell’essere umano e delle strutture che sono state introdotte nella realtà, dal momento in cui esso è apparso nel mondo. Risiede qui la mia rivoluzione.