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L’ignoranza che crea la divisione: la storia vista dai neoborbonici

di Enrico Massa

Capita, a volte, che la situazione politico-economica di una nazione non sia delle migliori e che la popolazione debba patire sofferenze e disgrazie. Capita che la gente, delusa dal proprio stato, diventa facilmente preda di alcuni “falsari della storia” che, spesso per fini politici, approfitta delle fasce più ignoranti della popolazione inculcando nelle loro menti odio verso tutto ciò che è diverso da loro, attraverso una visione distorta della realtà storica, per metterli contro la loro stessa nazione.
Volantini davanti alle scuole che incitano a non festeggiare l’unità italiana, simboli borbonici e del Regno delle due Sicilie, misconoscimento dell’unità nazionale italiana. Come avrete capito, questa volta non stiamo parlando della Lega e del nord. Questa volta stiamo parlando del sud.
Purtroppo, in un’Italia sempre più allo sbando, alcune frange politiche di discreto successo stanno convincendo i giovani che l’Unità d’Italia sia da rinnegare e che il regno borbonico fosse l’ingresso di Dio nel mondo.
E’ da qualche tempo, infatti, che a Napoli è dilagante questa teoria negazionista: queste dottrine si diffondono soprattutto tra i giovani, che non avendo alcuno spazio nella politica attuale, vanno cercando un motivo per poter apparire “ribelli” e “controcorrente”. La verità è che purtroppo queste idee sono la rovina di un paese come il nostro, che, in un momento come questo, rischia lo sfacelo tra gruppi di scissionisti che fanno la gara a chi la inventa più grossa.
Ma anche volendo ammettere alcuni “lati oscuri” del risorgimento italiano, è innegabile come questo sia stato un passo avanti per ogni cittadino d’Italia, senza distinzioni tra Nord e Sud. Infatti, la situazione del sud Italia pre-unificazione non era tutta rose e fiori, come alcuni gruppi politici vogliono fare credere, e la “monarchia illuminata” dei primi anni sotto Carlo III si era ben presto trasformata in un regime sanguinario.
Eppure, bisognerebbe ricordare a questa gente, “orgogliosa di sventolare la bandiera bianca borbonica”, come furono represse nel sangue le rivolte del 1799, o quelle del 1820-21, di come nel giro di pochi mesi fu concessa e poi ritirata una Costituzione, ma non basterebbe. Bisognerebbe anche far capire loro che se in una nazione c’è tanto denaro in banca, vuol dire che esso non è investito nel futuro del paese, o come alcuni lussi e primati da loro tanto elogiati, come la ferrovia Napoli-Portici, o l’acqua corrente, erano riservati ad una stretta cerchia di nobili e regnanti. Bisognerebbe spiegar loro che tutto il Meridione era affidato – o meglio, abbandonato – a una schiera di baroni, conti e duchi, e che se la mafia è con il tempo diventata tanto forte la causa è da ricercarsi in quegli anni. Bisognerebbe far capire loro che tanti giovani, 150 anni fa, oppressi e divisi, avevano un sogno. E quel sogno, nonostante tutto, lo hanno avverato.

  • Gianandrea de Antonellis

    Perché vi chiamate terza pagina, se invece di cultura vi occupate di politica?