di Enrico Massa
Da una parte Gianni Lettieri, dall’altra Luigi De Magistris. Due visioni completamente differenti della politica si affronteranno fra due settimane, a Napoli, il 29 e 30 Maggio. Uno, imprenditore, emblema del berlusconismo più puro; l’altro, ex magistrato, prodotto del fenomeno di Tangentopoli e della sempre crescente antipatia fra la magistratura ed una certa ideologia politica. Una sfida combattuta, quella di Napoli, che non solo vede opporsi due concezioni politiche agli antipodi, ma che si complica anche a causa della frammentazione politica, essendo i candidati sindaco al primo turno dieci e non avendo nessuno di questi annunciato un appoggio per l’uno o per l’altro candidato in caso di ballottaggio
Napoli, città governata ininterrottamente dal centrosinistra di Bassolino e della Jervolino negli ultimi anni, sembra aver voglia di cambiare. O almeno, sembra voler cambiare quella parte dei napoletani che da un lato rigetta il Partito Democratico cittadino e che dall’altro non ha voglia di cadere in mano al volto berlusconiano Gianni Lettieri, industriale che peraltro di successi ne ha avuti ben pochi: le sue società tessili, infatti, sono oramai fallite lasciando numerosi dipendenti senza posto di lavoro. In effetti, cosa faccia Gianni Lettieri per essere considerato un buon imprenditore é poco chiaro. Si sa che a lui fa riferimento una società, la “Meridie”, e che ha ottenuto una laurea honoris causa in Amministrazione e Legislazione d’Impresa da Federico Alvino, preside dell’università (privata) Parthenope di Napoli, oggi candidato alle liste comunali Pdl, con “Lettieri Sindaco”. Non un grande oratore, ma di certo un uomo con un buon progetto: convinto che sia imputabile al sindaco ogni colpa dell’emergenza rifiuti a Napoli, ha affermato di voler risolvere la questione costruendo una discarica nell’area irpina.
Ma veniamo al dunque: se i Napoletani non vogliono tornare ad essere governati da un Partito Democratico amorfo, allo sfacelo, né da un sindaco di quel centrodestra che sta uscendo con le ossa rotte da queste elezioni ammnistrative, hanno cercato in Luigi de Magistris quell’elemento di discontinuità e innovazione che manca da troppo tempo alla politica cittadina. Elemento importante è il fatto che è soprattutto la persona dell’ex magistrato ad attrarre consensi e non i partiti che lo supportano (l’Italia dei Valori, per esempio, ha ricevuto come preferenze meno del 10%). Questo potrebbe essere per lui un fattore molto importante al secondo turno, dove quella larga fetta di napoletani che non hanno votato al primo turno potrebbe invece credere in de Magistris, per non lasciare la città in mano al centrodestra. Inoltre, a questo 40%, va aggiunta la buona somma di voti raggiunta dal Terzo Polo, che a Napoli ha sfiorato il 10% dell’elettorato. Infatti i vertici nazionali di Fli, Api e Udc, avendo deciso di non schierarsi con nessuno dei due candidati, hanno mantenuto una linea che permetterà agli elettori centristi di scegliere, senza preconcetti politici, il loro candidato ideale alla guida della città.
Il fatto che una buona metà dei napoletani non sia ancora schierata con nessuno potrebbe risultare un dato positivo: toccherà adesso ai due candidati far valere le proprie idee ed i propri progetti per rendere questa città migliore e, magari, più vivibile. Toccando argomenti così vicini alla vita di tutti i giorni ed evitando di immettersi nei grovigli politici di livello nazionale, i cittadini riusciranno di certo a capire cosa sarà meglio per la loro città. Senza compromessi.