di Marco Chiappetta
TRAMA: Dopo essere sopravvissuti all’addio al celibato di Doug (Justin Bartha) a Las Vegas, il fighetto Phil (Bradley Cooper), il patologico Alan (Zach Galifianakis) e lo sfigatissimo Stu (Ed Helms) si ritrovano a Bangkok per il matrimonio di quest’ultimo con la thailandese Lauren (Jamie Chung). Una nuova notte di delirio e sballo, subito sepolta nell’oblio, li costringe la mattina successiva a ricostruire quanto è accaduto, soprattutto per ritrovare il cognato dello sposo, Teddy (Mason Lee), scomparso, di cui è rimasto solo un dito.
GIUDIZIO: Superare il primo, memorabile episodio era impossibile, e infatti non ci sono riusciti: stessa formula, stesse trovate, stesse situazioni. Squadra che vince non si cambia, e infatti neanche il risultato cambia nello scopo: divertire senza freni e senza senso. Volenti o nolenti, tra chi ha visto e amato (o meno) il primo film, si ride di pancia, non si resiste né alle reiterate volgarità né all’esasperata insensatezza né alla proverbiale demenzialità americana che ha nel regista Todd Phillips (“Road Trip”, “Starsky & Hutch”, “Una notte da leoni”, “Parto col folle”) il suo vate.
La simpatia degli attori (con un Galifianakis che ruba la scena a tutti), il ritorno di personaggi (Mr. Chow, Mike Tyson) e situazioni che hanno fatto del primo film (2009) un cult indiscusso, insieme al solito virtuosismo stilistico, ne fanno un sequel-fotocopia irresistibile per comicità, prolifico per il botteghino, inutile nella storia del cinema, in cui con tanto merito il primo episodio, vuoi per il passaparola giovanile vuoi per la geniale struttura narrativa, era entrato di diritto. Todd Phillips sembra un padre che si sia sforzato di ripetere un figlio perfetto, mettendo al mondo un suo gemello postumo: il clone, in laboratorio, in salsa asiatica, di un prodotto unico, sicuramente commerciale, ma sicuramente peculiare nel panorama cinematografico degli ultimi anni. Ma anche nel cinema, come per la biologia e la genetica, una creatura sana e perfetta è una questione di caso: e le imitazioni hanno vita breve.
VOTO: 3/5