di Riccardo Pulcini
Accarezzo il Mondo con lo sguardo,
e lui non sa nascondersi e si lascia trovare.
Spingo gli occhi dove non possono arrivare,
dove lo spazio è assente e il tempo è preda dei pensieri di tutti, il Cielo.
Spingo gli occhi al di là del tempo e trovo me.
Spingo l’amore nel vento, e trovo te.
Adesso spingo dentro, e sono pezzi di carta, fogli di giornale,
granelli di pensieri che s’incastrano perfettamente fra parole mai dette e dolori che
non si son negati, neanche a pagarli.
Spingo gli occhi più a fondo, spingo senza dover respirare.
Trovo lo sguardo che regalo alle stelle, il bruciare degli occhi,
il dolore che si nasconde come un topo in una gabbia, dentro questa testa.
Spingo ancora gli occhi e li faccio rotolare giù per le scale di una gola avida di verità,
e trovo qualcosa che non avevo mai visto prima.
Trovo un granello.
Ma è diverso.
Non è quello che si incastra instancabile tra gli ingranaggi.
E’ morbido, più soffice.
Si era nascosto per tutto questo tempo tra le pieghe del cuore,
e la lama di un coltello.
Era sempre stato lì.
Eri sempre stata tu.