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Guerriglia in tempo di crisi: Londra brucia in mano alla violenza

di Ilaria Giugni

LONDRA – Londra, una delle capitali più sicure d’Europa, si avvia verso la quarta notte di tumulti metropolitani. A seguito dell’uccisione di Mark Duggan, pregiudicato 29enne, l’odio quiescente si è riversato nelle strade e contro gli agenti di polizia.
Teatro dei disordini non solo i quartieri afroamericani di Brixton e Peckham, ma anche i residenziali e turistici come Camden e Notting Hill.
Bande di ragazzi troppo giovani sfogano la propria rabbia in razzie metropolitane, scatenando un inferno surreale per la capitale inglese.
Rubano, saccheggiano, bruciano, come se il fuoco potesse alleviare la violenta voglia di affermazione che li possiede.
Ieri notte le giovani gang hanno assaltato le multinazionale Starbucks, KFC, Pizza Express, Adidas, riportando sotto i riflettori una ragione di conflitto già nota, ma hanno anche distrutto piccole attività, costruite con la fatica e il sudore di diverse generazioni, abitazioni private, charity shops. Sembra che vogliano cancellare il buono, calpestare quelli che nel ghetto non ci sono nati o che sono riusciti a uscirne.
D’altronde l’odio è cieco e non consente distinzioni.
Robert White ha dovuto abbandonare il suo appartamento nel terrore che bruciasse, viste le fiamme appiccate nel supermarket al piano di sotto. Helen, sua moglie, ha poi dichiarato: “Era assolutamente terrificante, ma credevamo di essere al sicuro nel nostro appartamento. Poi li abbiamo visti distruggere le vetrine del supermarket e gettare bombe al petrolio all’interno. Era solo questione di tempo prima che le fiamme ci raggiungessero”.
Negli ultimi giorni Londra risuona di sirene, elicotteri in volo, vetri infranti e urla rabbiose. Centinaia di giovani terrorizzano una città tranquilla, multirazziale come poche.
Questi ragazzi si lasciano guidare dal loro “bisogno d’odio”, da un orgoglio distorto che mostra la violenza come unica via per l’affermazione .
Eppure, il tentativo di liberarsi dalla sopraffazione con la forza ha sempre qualcosa di paradossale: qualsiasi protesta, portata avanti per la più nobile delle motivazioni, diventa irragionevole se contaminata dalla violenza.