di Roberto P. Ormanni
E’ partito in queste ore lo “street tour” del giovane cantautore napoletano Tommaso Primo.
Nessuno stadio, né teatro: le platee scelte da Primo, da oggi fino al 20 Settembre, saranno soltanto le strade, le piazze e i marciapiedi di quattro città italiane: Roma, Firenze, Bologna e Milano.
Tommaso, sei in partenza: perché andare fuori Napoli per suonare? Cosa c’è dietro questa scelta?
Mah, dietro questa decisione c’è uno strano senso d’inadeguatezza che provo in quest’ultimo periodo vivendo nella mia città. Una serie di situazioni, esperienze, mi hanno portato ad avere la voglia fisica di evadere e quindi di far ascoltare la mia musica in altre città, anche per capire cosa c’è aldilà delle “mura cittadine”. Forse sulla mia scelta ha avuto un’influenza speciale un vecchio libro, “Siddharta” di Hesse. Il protagonista viveva molto bene nella sua casa in India: con un letto, un pasto caldo. Eppure, un bel giorno, decide di partire, di viaggiare e di cercare la sua strada. Ho capito cosa vuol dire la necessità di voler partire.
Perché proprio uno “street tour”?
Ho scelto uno “street tour” perché io penso che ogni cantautore o artista che sia debba iniziare dalla strada. Catturare l’attenzione dei passanti, avere la capacità di farlo, è una dote che avevano solo i vecchi cantastorie come Orfeo. Oggi, anche nel panorama della musica, è entrata l’apparenza: giovani – magari con del talento, ma senza alcuna gavetta alle spalle – vengono presentati alle masse attraverso fenomeni televisivi e utilizzati, poi, solo per firmare autografi.
Fare musica, oggi, specialmente per un cantautore, è difficile, se non si scelgono strade battute…
La verità è che un tempo la società era predisposta a fare musica. Ai ragazzi, oggi, non è concessa, a volte, neanche la possibilità. La musica esiste ancora, ma per i più sembra esista solo quella in discoteca. I dischi non si vendono e i produttori investono su chi preferisce imitare la massa. Il mercato della musica ha preso una via ben precisa, con un messaggio sbagliato offerto dalle case di produzione, dai mass-media, e sposato dalla gente. Ma io credo ancora che i giovani possano creare una nuova mentalità per il domani.
Qualcuno dice che il vero spirito della musica si trova per strada. Sei d’accordo?
Guarda, ricordo che all’età di 12 o 13 anni, quando la musica mi ha scelto, io incominciai a suonare sulle fermate degli autobus. Io non so se generalmente nasce per strada. Per quanto mi riguarda, però, è nata sicuramente dal basso.
Con chi o cosa partirai?
Partirò da solo. Sulle spalle una valigia di un quintale con dentro sogni, speranze, calzini e mutande. E anche qualche cd da vendere. Inoltre, avrò la mia inseparabile chitarra, un microfono, un amplificatore e una telecamera.
Sarà possibile seguirti “da lontano” durante questo tuo tour?
Dalle varie città, cercherò di caricare tutti i video, giorno per giorno, sul mio canale Facebook (n.d.r. http://www.facebook.com/tommasoprimo). Se ciò non sarà possibile e sorgeranno difficoltà lungo la strada, al mio ritorno monterò tutte le esibizioni in un film unico.
Montaigne diceva “Chi parte sa da che cosa fugge, ma non sa che cosa cerca”. Tu cerchi qualcosa?
Ma questo non era Troisi a dirlo? (ride) A parte gli scherzi, questo viaggio sarà anche un riavvolgere la pellicola dei ricordi: rincontrerò, infatti, alcune persone importanti della mia vita e vivrò in prima persona luoghi che ho sempre e solo sognato o immaginato. A Roma e a Firenze ci saranno due persone care al mio cuore, a Bologna dormirò nella Piazza Grande di Lucio Dalla, a Milano…Beh, a Milano mi esibirò da una scala di Milano!
Quello che voglio dire, comunque, è che io non fuggo. Io mi trasferisco per un po’: so benissimo quello che cerco e quello che voglio portare.
Emigrante?
No, cittadino del mondo.