di Roberto P. Ormanni
Tre giorni, centosessantanove ospiti, quaranta testate giornalistiche, centoottantatré ore di incontri, sessantatremila presenze: la quinta edizione del Festival di Internazionale a Ferrara è un successo. Non solo una festa, ma un momento di cultura, uno spazio per la riflessione e, soprattutto, per l’informazione. Giornalisti, scrittori e artisti di tutto il mondo, durante settantaquattro incontri, si sono confrontati e hanno regalato alle platee punti di vista e analisi d’eccezione.
Sessantatremila presenze. Uno stadio intero. Intervenuto per assistere al week-end dei giornalisti internazionali sbarcati a Ferrara. Fràra, come la chiamano gli emiliani. Un contenitore medioevale, cornice perfetta del Festival da cinque anni a questa parte, che si trasforma, per tre giorni, sotto tutti i punti di vista, in città internazionale.
Sessantatremila presenze. Un colpo d’occhio. E a vederle da vicino, tutte quelle presenze, ci si rende conto che la parte più consistente è giovane. Tantissimi ragazzi, da tutta Italia, che partecipano ed assistono a una rassegna stampa, internazionale ed interattiva. Quando si legge “Internazionale”, si prova la sensazione reale di conoscere il mondo. I ragazzi che c’erano lo sanno. Perché il festival, così come la rivista, è un occhio reale, una finestra aperta che guarda al mondo: si ha la possibilità unica di osservare le altre realtà facendosi, allo stesso tempo, giudicare dalle stesse.
Sessantatremila presenze. E ognuna di queste, da un angolo ritagliato per sé, scrive, prende appunti, ascolta i postini delle notizie di tutto il mondo e conserva un’unica speranza: la fede imperitura nel quarto potere. La promessa di un’informazione libera, valida, pulita.