di Rosalba Ferrante
A contarli dai primi anni del 2000, gira un po’ la testa. Il pensiero di tutto quello che è andato in frantumi tra gli scavi archeologici pompeiani, non è certo una riflessione che consola. Eppure, la graduale distruzione che sembra sempre di più una partita a domino, continua ad imperversare. E nessuno corre ai ripari.
In appena tre anni, vengono registrati quattro crolli tra gli scavi archeologici di Pompei: nel 2004, cede il tetto della “Casa di Menandro”, nel 2005, invece, è la volta di un frammento consistente della copertura della “Casa del Labirinto” e di parte del peristilio della Casa di Paquio Procuro, nel 2007, ancora, la caduta di un muro della “Casa delle Nozze d’Argento”.
Nel frattempo, l’8 luglio del 2008, viene costruito, a pochi passi dagli scavi archeologici, il “Mav”, ovvero il Museo Archeologico Virtuale di Ercolano, con oltre 70 installazioni multimediali e tecnologie di ogni genere: ricostruzioni in 3D, effetti multisensoriali, tavoli multimediali, ologrammi, riproduzioni di reperti, fugscreen, multiproiezioni sincronizzate, effetti ambientali e chi più ne ha, più ne metta. Il Museo è nato grazie alla fondazione, nel 2005, della C.I.V.E.S (Centro Integrato per la Valorizzazione di Ercolano e degli Scavi) da parte della Provincia di Napoli e del Comune di Ercolano. La Regione Campania ha aderito alla fondazione nel maggio 2005. Proprio nel prossimo periodo, dal 17 novembre 2011, il Mav amplierà le sue offerte, proiettando, il venerdì ed il sabato, per tutta la giornata, il film i3D/multiD, “Ercolano e Pompei 7 a.C. L’eruzione del Vesuvio”.
Poco dopo la nascita del Mav, nel novembre 2010 (appena un anno fa), a crollare fu il muro perimetrale di circa 6-7 metri della “Casa del Moralista” a Pompei, da sempre chiusa al pubblico a causa delle condizioni di degrado di quella parte degli scavi. Dello stesso periodo è forse la perdita più grande che il patrimonio archeologico pompeiano ha subito in questi anni: il crollo della “Schola Armaturarum”, l’edificio situato su Via dell’Abbondanza, l’arteria principale dell’area archeologica, che ospitava gli armadi lignei nei quali venivano conservate le armi, mai ritrovate, dei Gladiatori. I primi interventi di recupero della struttura risalivano agli anni ‘20, ed al ’47 gli altri restauri successivamente eseguiti. Le cause mai ben comprese del crollo si identificarono, in un primo momento, alle infiltrazioni d’acqua dovute ai nubifragi che, in quel periodo, colpirono la zona campana. Insomma, solita vecchia storia.
Il 22 ottobre 2011 è stato invece reso noto un crollo avvenuto nell’area nord degli scavi di Pompei. Si tratta questa volta della parte superiore di un paramento murario romano, situato nei pressi di Porta di Nola, vicino la Cinta Muraria della città antica, e quindi in una zona aperta al pubblico. Il crollo, in realtà, dovrebbe essere avvenuto durante la settimana, il 20 ottobre, ma è stato reso noto solo la mattina del 22. A tal proposito a pronunciarsi è stato Michele Buonomo, presidente di Legambiene Campania, il quale, riferendosi al crollo passato della “Schola Armaturarum”, si è indignato per il fatto di dover registrare “ancora un altro crollo alla sola distanza di un anno: è bastata un po’ di pioggia autunnale ed in Campania, con il territorio, franano anche i tesori del nostro patrimonio artistico”. Buonomo ha poi aggiunto che le buone intenzioni, le parole e le promesse non servono a tutelare, “serve una manutenzione ordinaria, servono fondi, serve personale qualificato: bisogna far presto”. A distanza di poco, lo ha seguito la denuncia dell’Associazione Nazionale Archeologici, “a distanza di un anno dal crollo della Schola Armatarum, non si è fatto niente. Temiamo che nei nuovi mesi vedremo crolli sempre più frequenti e gravi”.
E si arriva, così, a pochi giorni fa. È registrato, infatti, a lunedì 25 Ottobre l’ultimo crollo di materiali agli scavi archeologici di Pompei. L’ufficio stampa del sottosegretario Riccardo Villari ha reso noto che a cedere, questa volta, sono stati due muri, uno situato nella zona fuori Porta Ercolano, lungo Via dei Sepolcri, l’altro invece nella zona occidentale del sito. Nella stessa giornata, ha seguito un sopralluogo la soprintendente Teresa Cinquantaquattro insieme ai carabinieri della procura di Torre Annunziata, in stretto contatto con il Ministero. Martedì mattina, invece, a visitare la zona interessata dal crollo, sono stati il Ministro dei Beni Culturali Giancarlo Galan, insieme ad il commissario Ue per le politiche regionali, Johannes Hahan. Secondo la Sovrintendenza ai Beni Archeologici di Napoli e di Pompei, questi due muri crollati sono stati realizzati, in realtà, durante l’epoca moderna e non hanno nessun valore archeologico. Tuttavia, il Coordinamento Nazionale Uil Beni ed Attività Culturali ha denunciato che in realtà dei due muri crollati, uno è moderno, e l’altro invece è stato costruito negli anni ’50, ma con pietre antiche. Inoltre, come ha poi confermato la soprintendente Teresa Cinquantaquattro, i crolli sarebbero avvenuti alcuni giorni prima del 25: la zona, infatti, era chiusa al pubblico per il diserbamento, ed è stato proprio grazie a questo che si è potuta notare la presenza di pietre e terriccio sui quali era cresciuta l’erba.
A tal proposito, i primi a commentare sono stati il portavoce dell’Idv Leoluca Orlando, che ritiene ormai intollerabile assistere a questi quotidiani disastri: “Si dimettano – ha dichiarato Orlando – Galan ed il sottosegretario Villari, che non sono capaci di correre ai ripari: i crolli a Pompei sono simbolo del nostro stesso governo che sta crollando”. A quest’attacco, la risposta di Nunzia De Girolamo, coordinatrice Pdl per la Provincia di Benevento, non si è fatta attendere, “Orlando non sa di cosa parla. Far passare la caduta di due muretti moderni come una tragedia per i beni culturali è una vera truffa verso gli italiani”.
Intanto, dalla riunione a Palazzo Chigi di mercoledì mattina, è stato deciso che l’Ue stanzierà 105 milioni di euro per il restauro ed il recupero degli scavi archeologici di Pompei. A tal proposito, il sottosegretario Villari ha assicurato “la massima trasparenza sulle procedure”, anche perché dalla parte dell’Ue ci sarà un “monitoraggio permanente dei lavori che il prossimo anno saranno effettuati con i 105 milioni”. Il commissario Hahan, da parte sua, ritiene che i lavori su Pompei dovranno svolgersi per i prossimi quattro anni, dopo i quali tuttavia “non sarà terminato il lavoro, ma ci vorranno ancora nuovi finanziamenti”. Il Ministro Galan ha invece affermato che sono soldi da spendere “nel modo migliore possibile, per fare una bella figura con l’Ue e per realizzare una cosa importante”. Eppure, risuonano ancora gli echi dello scorso aprile, in cui il ministro annunciò che “Pompei è un simbolo dell’Italia: la cura comincia da domani, è indispensabile una manutenzione programmata”. Ma perché non dargli un’altra possibilità?
Intanto era prevista per ieri, in seguito alla riunione ed alla conferenza stampa a Roma, una visita a Pompei da parte del commissario Hahan, dei ministri Galan e Fitto, del sottosegretario Villari e del presidente Caldoro, ma, a causa del maltempo, il sopralluogo è stato spostato a lunedì 7 novembre.
Mentre piangiamo l’ennesimo sprofondamento del nostro passato archeologico e, più in genere, il sotterramento della nostra cultura, ancora una volta, non ci resta nient’altro da fare che aspettare e sperare.
L’indignazione brucia. Anche solo per “due muretti”.