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Il colore dei suoni: quando la musica si osserva

di Giacomo Palombino

Tutti hanno visto almeno una volta Jimi Hendrix distruggere la sua chitarra sul palco oppure la copertina dell’album “Abbey Road” che raffigura i quattro Beatles che attraversano le strisce pedonali nel cuore di Londra. Tutti ricordano la faccia di Jim Morrison nella celebre foto in bianco e nero che lo immortala a torso nudo oppure il video dove Freddy Mercury e gli altri componenti della sua band fanno le pulizie vestiti da donna. Molti hanno camminato e ballato nei corridoi di casa ascoltando “Billie Jean” e immaginato che le mattonelle del pavimento si illuminassero sotto i propri piedi come accadeva sotto quelli di Michael Jackson. Questi pochi ma significativi esempi dimostrano che l’immagine (intesa questa come costume, come movenza, come ritratto) ha sempre ricoperto un ruolo di straordinaria rilevanza nel mondo della musica; non una semplice cornice, bensì parte integrante, elemento complementare di suoni e parole.
Badare a qualcosa che, solo apparentemente, va oltre l’arte della musica, non significa essere superficiali, bensì concreti: concreti in quanto un costume stravagante o una camminata particolare consistono di fatto in una raffigurazione tangibile di quello che una canzone vuole dire o danno corpo al sentimento che un assolo di chitarra vuole esternare. L’immagine, quindi, diviene un valore aggiunto, uno strumento in più, un suono ulteriore, tramite il quale un musicista riesce a dare colore alla propria arte, strumento straordinario per divenire ancora più incisivo nei confronti del pubblico.
Inutile dire, naturalmente, che l’immagine, anche se elemento fondamentale e di straordinaria importanza, rimane comunque secondaria alla musica; perché se noi vestissimo quattro ragazzini alle prime armi con giubbotti di pelle e jeans stracciati, questo non basterebbe per ridare vita ai vecchi Ramones. Il costume funziona lì dove il prodotto è già buono, risalta lì dove è già la musica a risaltare.
Oggi tutto questo è ancora più percepibile grazie al notevole sviluppo multimediale degli ultimi anni. Pensate solo al fatto che le nuove generazioni per ascoltare musica utilizzano “YouTube” oppure guardano canali televisivi musicali ( MTV o Rock Tv) dove l’immagine sicuramente risalta ancora di più e dove a volte la musica sembra quasi venir meno. Anche se questa tendenza risulta molto discutibile e anche se i video di oggi sicuramente non rimpiazzano ma neanche si avvicinano al piacere di osservare scene o foto di gruppi che la musica l’hanno fatta sul serio, tutto porta ad un’unica conclusione: l’immagine ha e continuerà ad avere una straordinaria rilevanza e continuerà ad essere una componente essenziale di un’arte, la musica, che non è solo da ascoltare ma anche da osservare.