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Prova a prendermi. Esegesi dell’impero berlusconiano/3

di Rosalba Ferrante

Il 26 Gennaio 1978, Silvio Berlusconi si affilia alla loggia Propaganda Due, meglio nota come P2, presentato al grande maestro venerabile Licio Gelli dal suo amico giornalista Roberto Gervaso, nella sede di Via Condotti a Roma. Secondo quanto registrato dai documenti e dalle ricevute sequestrate poi successivamente alla loggia, la tessera che venne data a Berlusconi era la n. 1816, il codice E19.78, gruppo 17, fascicolo 0625.
Grazie all’appartenenza alla loggia, Silvio Berlusconi si gioverà di innumerevoli vantaggi, dai finanziamenti della “Servizio Italia” di Gianfranco Graziadei, ai crediti facili ed ingiustificati del Monte dei Paschi di Siena, di cui è provveditore il piduista Giovanni Cresti, ai numerosi affari effettuati attraverso il canale internazionale rappresentato dal Banco Ambrosiano, e alla collaborazione con il “Corriere della Sera” diretto dal piduista Franco Di Bella e controllato dalla Rizzoli dei piduisti Angelo Rizzoli, Bruno Tassan Din e Umberto Ortolani. Inoltre, dagli archivi di Gelli, risulta che nel 1985 secondo l’intervento della P2, Berlusconi acquistò l’allora più popolare e diffuso settimanale italiano, “Tv Sorrisi e Canzoni”. Nel Giugno dell’83, infatti, la consociata all’estero Ambrosiano Group Banco Comercial di Manangua cede a Berlusconi il 52% del pacchetto azionario della rivista. Ad interessarsi dell’affare sono i finanzieri Roberto Calvi ed Umberto Ortolani.
La loggia massonica “Propaganda Due”, aderente al Grande Oriente d’Italia, fu fondata nel 1877 col nome di “Propaganda massonica”: il nome le venne ribattezzato nel secondo dopoguerra, quando il Gran Maestro era ancora Lino Salvini. Licio Gelli, un piccolo imprenditore toscano che in passato si era schierato sia con il fascismo che con l’antifascismo e che fu iniziato alla massoneria nel 1963, comparve nel 1971, quando venne delegato da Salvini a “segretario organizzativo” della loggia: il suo compito era quello di “iniziare” nuovi iscritti e, d’allora in poi, solo lui sarebbe stato a conoscenza dei nominativi contenuti nelle liste della loggia P2. Gelli venne nominato Maestro venerabile della loggia nel 1975 e, una volta preso il potere, la trasformò in un punto di raccolta di imprenditori e funzionari statali di ogni livello, ma specialmente quelli alti. Nell’arco di pochi anni, l’affluenza alle iniziazioni divenne sempre più intensa, fino a coprire tutti i settori della vita politica, economica e sociale italiana. Il piano dell’organizzazione, “il piano di rinascita democratica”, mirava a prendere il possesso delle leve del potere in Italia sotto tutti i punti di vista. In esso erano contenuti la penetrazione di esponenti della loggia nei settori chiave dello Stato, le indicazioni per l’avvio di opere di selezionato proselitismo ed un preventivo dei costi per l’acquisizione delle funzioni vitali del potere. I fini primari della loggia P2 erano il riordino dello stato in senso istituzionalistico ed il ripristino di un’impostazione selettiva, quasi classista, dei percorsi sociali. Nel campo dei partiti, i personaggi da reclutare dovevano ottenere il “predominio” nelle loro organizzazioni, mentre i giornalisti reclutati avrebbero dovuto simpatizzare per gli uomini segnalati dalla loggia. Il programma, dunque, annunciava una serie di azioni e pressioni il cui scopo sarebbe stato quello di raggiungere il potere per conferirlo nelle mani di personaggi fidati della loggia.
Proprio secondo Licio Gelli (e come è stato riportato dal vescovo di Ivrea Luigi Bettazzi), Berlusconi presenta al momento del suo ingresso ufficiale in politica, nel 1993, un partito la cui struttura ed il cui programma appaiono particolarmente simili a quello della P2. Inoltre, fin dal suo primo governo, numerosi titolari di diversi incarichi sono risultati appartenenti alle liste segrete della loggia.


Quando poi nel 1981 viene scoperta la lista dei quasi mille iscritti alla loggia, tra i vari nomi in essa riportati compare anche quello di Berlusconi, che a quel tempo non era ancora in politica. In realtà venne avanzata l’ipotesi che la lista rinvenuta dai giudici istruttori Gherardo Colombo e Giliano Turone nella villa di Licio Gelli non fosse completa. Lo stesso Gelli, infatti, in un’intervista del 1976, aveva parlato di più di duemilaquattrocento iscritti alla loggia.
Fatto sta che, una volta resa nota la lista, Silvio Berlusconi, in tribunale, dichiara di non aver mai partecipato alla P2, ma, tuttavia, ammette di esservi stato iscritto. A tal proposito, nell’autunno dell’88, durante un processo al Tribunale di Verona contro due giornalisti accusati di averlo diffamato, Berlusconi dichiara: “Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, fu poco anteriore allo scandalo. Ricordo, comunque, di non aver mai pagato una quota d’iscrizione e che non mi è stata mai richiesta”. I due giornalisti imputati, dunque, entrambi assolti, a loro volta, presentano un esposto presso la Pretura di Verona contro Berlusconi, affinché, nei suoi confronti, fosse avviato un procedimento penale per falsa testimonianza. Il procedimento viene dunque avviato da Gabriele Nigro, pretore di Verona, ma, al suo termine, Berlusconi viene assolto in quanto “il fatto non costituisce reato”. Nonostante ciò, la faccenda non si ferma: Stefano Dragone, il sostituto procuratore generale, decide di impugnare il proscioglimento e la Corte d’appello di Venezia avvia quindi un nuovo procedimento. L’esito tuttavia non cambia di molto: “Berlusconi, deponendo davanti al tribunale di Verona nella sua qualità di teste-parte offesa, ha dichiarato il falso. Ma il reato attribuito all’imputato va dichiarato estinto per intervenuta amnistia”.
In un’occasione successiva al proscioglimento, Berlusconi dichiarò nuovamente di non essere mai stato piduista, “mi mandarono la tessera ed io la rispedii indietro: comunque i tribunali hanno stabilito che gli iscritti alla P2 non commisero alcun reato, e quindi essere stato piduista non è titolo di demerito”. In un’altra ancora affermò invece che, all’epoca, la P2 appariva come “una normalissima associazione, come se fosse un Rotary, un Lions. Io resistetti molto a dare la mia adesione, poi lo feci perché Gervaso insistette particolarmente”.
La loggia massonica, considerata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta Anselmi “eversiva”, venne sciolta con un’apposita legge, la numero 17 del 25 Gennaio 1982 che rese illegale il funzionamento d associazioni segrete con analoghe finalità, in attuazione del secondo comma dell’articolo 18 della Costituzione Italiana. Gelli fu condannato in via definitiva per depistaggio nel processo per la Strage di Bologna, avvenuta il 2 Agosto 1980, nella quale furono uccise ottantacinque persone ed altre duecento rimasero ferite, e riconosciuto colpevole della frode riguardante la bancarotta del Banco Ambrosiano, collegato allo IOR, la Banca del Vaticano: dopo una perquisizione, la polizia rinvenne nella sua villa oltre due milioni di dollari in lingotti d’oro. Al suo riguardo, Berlusconi, nel 1988, dichiarò al “Corriere della Sera” di volere ancora “conoscere quali fatti o misfatti siano effettivamente addebitati a Licio Gelli”.
Nel Gennaio del 2006, infine, la maggioranza parlamentare guidata da Berlusconi, nell’ambito della riforma dei reati di opinione, approvò una modifica dell’articolo 283 del Codice Penale. Il testo precedente la modifica recitava in questo modo:
“Chiunque commette un fatto diretto a mutare la Costituzione dello Stato o la forma del Governo, con mezzi non consentiti dall’ordinamento costituzionale dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni”.
Il testo modificato è invece il seguente:
“Chiunque, con atti violenti, commette un fatto diretto e idoneo a mutare la Costituzione dello Stato o la forma di Governo, è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni”.