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“Le idi di marzo”, tra divertimento e riflessione: Clooney regista dipinge la politica bruta contemporanea

di Marco Chiappetta

TRAMA: Stephen Meyers (Ryan Gosling), giovane asso nel campo dei media, principale artefice e benefattore della campagna elettorale del candidato democratico alla Casa Bianca Mike Morris (George Clooney), di cui cura i discorsi pubblici, si ritrova immischiato in un intrigo che può compromettere la sua carriera e le elezioni quando viene abbordato e visto in compagnia del suo collega rivale repubblicano Tom Duffy (Paul Giamatti), che vorrebbe strapparlo alla concorrenza. Il suo staff intende licenziarlo, lo scandalo è pronto: ma Stephen, solo contro tutti, venuto a conoscenza di certi segreti vergognosi all’interno del suo stesso partito, trova armi ancora più taglienti per ricattare e infangare chi lo vuole fare fuori, in una lotta all’ultimo sotterfugio.
GIUDIZIO: Tratto dalla piéce teatrale “Farragut North” di Beau Willimon, il quarto film da regista per George Clooney è un thriller incalzante e dinamico sugli intrighi del potere, sull’ipocrisia e sulla meschinità dietro il sogno e la bandiera americana, in cui l’azione lascia il posto alla parola: dialoghi rapidissimi, botta e risposta brillanti, umorismo e intelligenza, cinismo e critica antropologica. Un film, difatti, che usa il tema politico come pretesto per raccontare qualcosa di più ampio: la bramosia di potere, l’avidità, l’irreprensibilmente egoista natura umana, disposta a vendere l’anima pur di avere successo e soldi e un posto sul trono. Insomma l’America.
Dalle reminescenze shakespeariane (il titolo si riferisce alla celebre battuta del “Giulio Cesare”: “Guardati dalle idi di marzo!”) e propenso alla tragedia umana, con poco sangue ma tanta arroganza verbale, in una lotta di tutti contro tutti (dove Gosling è un po’ Arlecchino servo di due padroni), non offre certo un punto di vista nuovo sul malaffare della politica (si pensi a “Tutti gli uomini del presidente” o al recente “L’uomo nell’ombra” di Polanski), ma se non altro, grazie a un ritmo serrato, asciutto, essenziale, e ad attori di lusso (tra cui la sempre più brava Evan Rachel Wood e i premi Oscar Philip Seymour Hoffman e Marisa Tomei, già insieme in “Onora il padre e la madre”), oltre che a una mise en scéne elegante che ormai dovrebbe togliere ogni pregiudizio sull’apparente frivolezza del divo Clooney, è un film che sa unire intrattenimento e riflessione: non scalfisce troppo in profondità, ma almeno in superficie diverte, ed è già tanto.
VOTO: 3/5