di Rosalba Ferrante
Si chiuderà stasera, domenica 6 Novembre (ultimo spettacolo alle ore 18), la tournèe napoletana de “La casa di Bernarda Alba”, un’opera teatrale in tre atti scritta nel 1936 da Federico Garcia Lorca, con la traduzione di L. Sanchez e con la regia di Lluìs Pasqual. L’opera, prodotta dal Teatro Stabile con lo Stabile di Catania ed il Napoli Teatro Festival Italia, è in scena dal 19 Ottobre al Teatro Mercadante, ma già in anteprima dal 30 Settembre fino al 1 Ottobre per il Napoli Teatro Festival Italia.
Il componimento, insieme a “Nozze di sangue” e “Yerma”, costituisce il trittico de “La trilogia rurale” di Garcia Lorca e fu rappresentato per la prima volta nel 1945 al Teatro Avenida di Buenos Aries.
Un palco completamente al femminile, dominato dall’attrice Lina Sastri calata nell’intenso ruolo della protagonista Bernarda, racconta il susseguirsi decrescente degli avvicendamenti di una famiglia della Spagna degli anni ’30. La vicenda, infatti, ambientata dopo la dittatura di Primo de Rivera, la guerra civile e la successiva repressione franchista, delinea a pieno la società strutturalmente maschilista che affliggeva la Spagna di quegli anni.
La scena, intervallata mano a mano dal Coro Vocalia diretto da Luigi Grima, si apre con il funerale del secondo marito di Bernarda, una madre dal carattere risoluto e severo, che, per tal ragione, decide di imporre alle sue cinque figlie Angustias, Maddalena, Amelia, Martirio ed Adele (rispettivamente interpretate da Gaia Aprea, Chiara Baffi, Marcella Favilla, Azzurra Antonacci e Federica Sandrini) un pesante lutto di otto anni, durante il quale, chiuse in casa ed esclusivamente vestite di nero, non potranno avere nessun tipo di contatto con l’esterno. È in questa pesante atmosfera domestica che si sviluppano dunque le vicende delle cinque ragazze, affiancate dalla figura de La Ponzia (Maria Grazia Mandruzzato) che serve Bernarda e la sua casa ormai da anni, della serva (Olivia Spigarelli) ed infine di Maria Josefa (Anna Malvica), la madre di Bernarda tenuta rinchiusa nella soffitta della casa perché in preda alla pazzia. Il fulcro principale della vicenda è rappresentato da Pepe il romano, il ragazzo più bello del paese ed il promesso sposo di Aungustias, la prima figlia del primo letto di Bernarda e l’unica a possedere una modesta dote lasciatale dal padre defunto. Attorno a Pepe il romano, che simbolicamente non appare mai in scena, esplode la ribellione della più giovane Adele, che intraprenderà una relazione segreta con lui, e la gelosia di Martirio, la più debole e invidiosa, innamorata segretamente del giovane. L’epilogo tragico svelerà dunque gli intrecci catastrofici che Bernarda inconsciamente ha tessuto intorno a se stessa ed alle sue figlie.
Ad andare in scena, dunque, è un dramma di forte carica emotiva e di altrettanto calcata pressione psicologica, all’interno del quale ognuno di noi può riuscire a riconoscere in se stesso una parte di Bernarda, così intollerante e rigida, o di Adele, libera e ribelle. Magari e perché no, qualcuno potrà riconoscersi ancora più nella madre Maria Josefa, pazza e delirante perché in cerca di un amore e, allo stesso tempo, la più sana di tutte, perché l’unica ad aver colto l’insensatezza di quei principi morali, tanto eterni quanto marci, che la figlia ha minuziosamente costruito intorno a sé. Lo stesso palco, posto al centro tra due platee rispettivamente l’una di fronte all’altra, permette che ad interagire col pubblico non siano solo gli attori, ma gli stessi spettatori gli uni con gli altri, in uno scambio continuo ed essenziale.
Probabilmente questo lo scopo del regista Lluìs Pasqual, la cui produzione spazia dalla drammaturgia novecentesca ai classici e che, dal 1981, è anche regista d’opera nei maggiori teatri europei.
“La mia ammirazione per il teatro napoletano e la sicurezza (mille volte affermata durante le prove) di una genetica comune ai popoli bagnati dal Mediterraneo – ha dichiarato Pasqual – mi hanno fatto accettare l’invito di Luca De Fusco (n.d.a. il direttore del Teatro Mercadante) a portare a Napoli “La casa di Bernarda Alba”. Mi sembrava e mi sembra che questo entrare nel respiro di un grande poeta come Lorca per gli attori e per gli spettatori potesse essere un’avventura che a Napoli avrebbe avuto un’eco molto ma molto vicina a quello che può sentire uno spagnolo davanti a una realtà che si mostra in un modo così crudo e così vero”.