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“Giornata dello Spettacolo” al Quirinale: quando la cultura resiste in tempo di crisi

di Roberto P. Ormanni

E’ un’Italia ferita. Si sente sulla pelle. La borsa crolla, lo spread lievita, le percentuali si abbassano, l’economia resta a pezzi. Tutto mentre cala il sipario sull’impero-show berlusconiano, tra promesse di dimissioni e leggi di stabilità.
Eppure, tra le bolle sociali di resistenza, la cultura, habitat naturale dell’uomo, combatte, e prova a conservarsi.
Si è svolta così, ieri mattina, nel Palazzo del Quirinale, al cospetto del presidente della Repubblica, la tradizionale celebrazione della “Giornata dello Spettacolo”, manifestazione dedicata all’arte del cinema, del teatro e della cultura.
Inevitabilmente, tra i presenti, i pensieri sono volati all’attualità del paese, soprattutto all’indomani delle annunciate dimissioni di Silvio Berlusconi. Eppure, il presidente Napolitano ha spiegato che non ha annullato l’appuntamento, nonostante tutto, “per la convinzione del ruolo essenziale che l’Italia della cultura è chiamata a dare sempre e ancora di più nella fase che il Paese sta attraversando”. Il capo dello Stato, quindi, salutato da applausi sentiti, ha aggiunto che “ciascuno, nel campo che gli è proprio, col talento e la creatività che possiede, facendo la sua parte di cittadino, aiuterà l’Italia a riguadagnare la fiducia che merita e la solidarietà che le occorre”.
Alla Giornata sono intervenuti Gian Luigi Rondi, promotore del premio “Vittorio De Sica”, e Luca De Fusco, direttore artistico del Napoli Teatro Festival Italia e alfiere del premio “Le Maschere del Teatro Italiano”, alla sua prima edizione. Proprio questo concorso, voluto e preparato dalla Fondazione Campania Festival, prosegue la tradizione dei “Premi Eti – Gli Olimpici del Teatro”, ideati proprio da De Fusco nel 2002 ed interrotti nel 2010.
A prendere parte all’evento, infine, tanti ospiti, finalisti e vincitori. In platea, seduti tra gli altri, infatti, Dario Fo e Franca Rame (che nel pomeriggio si sono recati sul palco del Teatro Valle, in solidarietà con i lavoratori che dal 14 giugno occupano la sala), Neri Marcorè, Enrico Brignano, Giorgio Albertazzi, Mariangela Melato, Christian De Sica, Carla Fracci e Massimo Popolizio.
Proprio Popolizio, attore genovese classe ’61, sembra racchiudere nel suo intervento accorato il senso dell’intera giornata: “L’Europa vive un momento difficile: la crisi che colpisce tutti, così violentemente, ci obbliga a far piazza pulita dell’incompetenza. Tuttavia, verso quei ragazzi che si affacciano oggi alla recitazione, al mondo del lavoro, con energia e passione, abbiamo una precisa responsabilità: essere l’esempio che l’affermazione sia frutto di preparazione”. E in chiusura avverte: “La nostra attività dovrebbe essere considerata sempre una risorsa e mai un fardello. Io credo ancora che le cose possano cambiare”.
Così, non esiste crisi che regge né dimissione che vale. Perché con la Cultura, fondamento stesso della nostra Costituzione secondo Articolo 9, infondo, si mangia. Guai a negarlo.
“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.