di Riccardo Pulcini
“Vent’anni dopo la Bolognina”, è il titolo del nuovo libro dell’ex Ministro dell’Ambiente, Valdo Spini, nonché parlamentare dal 1979 al 2008, che ha presentato il suo nuovo lavoro, ieri pomeriggio, al primo piano dell’Istituto di Cultura Meridionale in Via Chiatamone 63. Sono intervenuti, nel corso dell’incontro, varie personalità illustri, quali l’on. Antonio Rastrelli, il professor Luigi Compagna, l’on. Umberto Ranieri, lo storico Carmine Pinto ed il dottor Alessandro Iovine. La presentazione ha svolto il compito, oltre che di chiarire e rappresentare il vero intento del libro di Spini, anche di esprimere le sensazioni di una classe politica allo sbando, che lentamente si dissolve, tra squarci di luce e tanto buio. A vent’anni dalla cosiddetta “svolta della Bolognina”, che sancì il disfacimento del PCI, la nuova opera di questo autore assurge a valido strumento per interpretare la realtà e la quotidianità politica dei nostri tempi. La storia che racconta Spini, non è, però, quella di un ottuso politologo, né tantomeno una storia cronachista o annalistica, è la storia raccontata da un uomo di cultura. Che l’animo di Valdo Spini fosse già legato alla materia storica è facile capirlo, quando si sa che il padre di Valdo, Giorgio, fu illustre storico, a cui va il merito di aver influenzato il figlio. Ma al di là del contenuto che appare – ed effettivamente è – di una evidente pesantezza, la bravura del politico fiorentino si dimostra nell’attenta divisione nella mole di materiale da inserire nel libro, una divisione in due parti, l’una complementare dell’altra, che affianca ad una evidente consapevolezza storica, un’attenta organizzazione formale, quasi giornalistica. Così facendo Spini ha consegnato al pubblico letterario un valido strumento per interpretare i fatti per quelli che sono, senza allontanarli da quelle che sono inevitabilmente a generare i fatti: le idee. La presentazione di ieri, però, per la sfera della sinistra italiana, è stata soprattutto un momento in cui riflettere e prendere coscienza, assieme ai presenti, di alcuni fatti importanti. Come ben spiega il professor Carmine PInto, storico napoletano, “la sinistra italiana è l’unica a non avere una conformazione simile a quella del resto d’Europa; dopo il ’93, la classe politica di sinistra, non è mai più riuscita a ritrovare un’identità storica e soprattutto ideologica”. Ma, ad ogni modo, ciò che colpisce di Spini, è la profonda auto-critica che esercita sugli avvenimenti recenti, come quella per il potere politico di Berlusconi negli ultimi anni. Quanto sia stato demerito dell’opposizione e quanto sia stato invece merito del Cavaliere è difficile stabilirlo. Ciò che conta adesso è, con questa Repubblica, che alcuni definiscono “Terza Repubblica”, dare una svolta all’identità politica italiana, non solo di sinistra, ma da un punto di vista ecumenico, come dev’essere quello dello storico. Ernest Renàn, parlava a suo tempo di “miracolo greco”, quando nella penisola elladica, dopo secoli bui – almeno per ciò che ne sappiamo noi – di nulla totale, i greci si resero autori del miracolo della polis, e di ciò che questa portò alla cultura greca. La polis era il miracolo dei greci, il nostro, sarebbe ritornare finalmente a parlare di politica, quella vera.