di Lisa Davide
Dedico io questa mia poesia ad un bambino
di questa società, di questo mondo.
Che nel suo malato silenzio possa
Sentirsi più vivo.
Questo bambino sono io,
sei tu
è la donna anziana che guarda a sera la tv,
è la professoressa che arriva tardi a scuola,
è il medico sottopagato,
è l’operaio che muore sul lavoro,
è la missione di pace fatta con il carro armato,
è il diciottenne che si suicida,
è la strada pulita del centro e quella troppo sporca della periferia,
è l’ipocrisia,
è l’insoddisfazione,
è il dolore stanco.
È quell’infanzia libera e vera che il mondo deve ancora vedere.
So che livido è il cielo
dove riflesso ha trovato la tua musica.
Perduto dietro una siepe di orrori
adesso agiti le mani nell’aria,
a cercare un abbraccio.
Ti nascondi dietro
meccanismi complicati,
mascherate faciltà.
Celi i pensieri ed i sorrisi
e non dici chi sei,
perché fa male essere qualcuno
in mezzo a chi professa
La religione del niente e del nessuno;
ma Nessuno era un grande uomo, ricordalo.
Amorfi sembrano i tuoi gesti
Ma io lo so che proprio nel tuo colore livido e
nelle tue catene
c’è un tenero bambino che sussurra: “ho bisogno d’amore”.
Tutto intorno a te
hanno costruito un manicomio
per farti credere che ciò che vedi
è tutto pazzo.
Ma il tempo che sta correndo
È quello da afferrare,
da non lasciare andare,
per sognare e vivere
Finalmente vivere.
E mai più bestia sarai
Schiavizzata dalle pretese illegittime
Di un amore mai nato, mai avuto, mai dato.