di Ilaria Giugni
“Nel nostro Paese da un po’ di tempo a questa parte si vive un’aria irrespirabile”. La dichiarazione del governatore della Puglia, Nichi Vendola, ben descrive il clima di cui risente l’Italia da qualche settimana.
Infatti, a poco più di quindici giorni dalla tentata aggressione ai danni del direttore di “Libero”, Maurizio Belpietro, un altro atto intimidatorio colpisce questa volta un uomo politico, Pierluigi Bersani, segretario del Pd.
Nella mattinata del 13 ottobre, viene recapitata presso la sede dell’agenzia Ansa di Bari una busta regolarmente affrancata, dal contenuto sconvolgente.
“Bersani deve morire. La sua macchina esploderà” recita il biglietto ricevuto dalla redazione. Poche parole violente e vigliacche, visto che non compare alcun mittente sulla busta. Questo episodio riporta alle nostre menti una delle stagioni più buie della storia italiana, gli Anni di Piombo. Proprio sulla scia di queste impressioni, all’indomani dell’ignominioso gesto, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, dichiara: “Di fronte al ripetersi di questi episodi, tutte le forze politiche e sociali del Paese devono impegnarsi affinché il clima nazionale non sia avvelenato dal ritorno della violenza politica”.
Tutto il mondo politico risponde all’appello del presidente della Camera: le manifestazioni di solidarietà al segretario Bersani, come era stato per Belpietro dieci giorni fa, arrivano da ogni parte.
D’altronde, conclude Nichi Vendola, esprimendo la propria vicinanza al leader del Pd, “bisogna dire basta”, intendendo che occorre evitare di ricadere in una fase buia fatta di attentati insensati e arroganti, perpetrati da chi ha la forza e crede per questo di aver la ragione.