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“La Bellezza”

di Riccardo Pulcini

La Bellezza, cosa difficile ad intendere. Questo, credo, sia chiaro a tutti. Soprattutto, è un qualcosa comune a pochi, pochissimi eletti. Eppure tutti ne abbiamo bisogno, come un neonato ha bisogno della quotidiana poppata dalla mammella della madre. Nondimeno però, la Bellezza è cosa da intendere col cuore, e con nient’altro, se m’è concesso dirlo. Difficilmente si potrà esprimere razionalmente il sentimento che si incunea tra la nostra anima ed un tramonto che si staglia dinnanzi i nostri occhi, che non possono far altro che rimandare un’immagine specchiata al nostro spirito. E’ da lì che nasce la vera Bellezza. Dentro di noi. E lui lo sapeva bene. Lo trovarono che era spirato ormai da qualche ora, seduto come sempre sulla sua comoda poltrona con una bottiglia di vino, l’ultima per lui, rotolatagli di fianco di lì a pochi metri nel momento in cui anche i muscoli si arresero. I parenti, che si considerano le persone comunemente più informate sulla salute e gli affari del resto della cerchia familiare, di lui sapevano poco o nulla. Aveva sempre vissuto solo, appartato, e diffidente del resto del Mondo. Viveva di quel poco che aveva, e possedeva una sola e vera ossessione: la Bellezza. Come ho spiegato, però, la Bellezza è cosa concessa a pochi, e lui non era stato toccato dal dito di Dio, evidentemente. Mai era riuscito con uno sforzo del cuore in vita sua ad assaporare quel sentimento eterno nel suo corpo finito, mai era riuscito a far penetrare la luce, tra le tenebre del suo spirito. Si interessava d’Arte, ma senza riuscire ad apprezzarla fino in fondo. Se gli capitava davanti agli occhi un dipinto di Delacroix, il massimo che riusciva a dire era “Ben fatto, devo dire.” Il suo spirito era evidentemente troppo arido per comprendere quanto la Bellezza non sia cosa “ben fatta”, ma nasca anzi dal caos, dalla confusione, dal continuo rinnegarsi in se stessa, da una crisi perpetuamente rinnovata, e di volta in volta superata. Il pover’uomo non riusciva a sentire proprio un bel niente, la sua anima era muta. E la Bellezza, dicevo, s’intende col cuore; e molti credettero che fosse morto di crepacuore. Ma, come dimostrò l’autopsia più tardi, anche per avere un infarto, ci vuole un cuore. E lui non l’aveva.