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“Django Reunion”, la musica manouche arriva sul palco di Napoli

Django Reunion


foto di Roberto P. Ormanni
di Roberto P. Ormanni

La pioggia cade e bagna un centro storico deserto. Napoli sembra scomparire quando è toccata da un freddo così assoluto. Ciononostante, l’U-TURN, music bar nascosto in un’arteria alle spalle di piazza San Domenico Maggiore, è affollatissimo. Il programma della serata dice “Django Reunion”, che tradotto in musica vuol dire manouche, gipsy jazz, swing.
Voluto e diretto da Oscar Montalbano, chitarra di spicco nello scenario manouche campano, “Django Reunion” è, infatti, il primo grande raduno ospitato a Napoli dedicato ai musicisti e agli amanti del genere.
La jam session ha inizio alle dieci e mezzo circa e dal palco è subito spettacolo: per oltre quattro ore, i musicisti intervenuti intonano le note e gli assoli dei brani firmati Django Reinhardt, il chitarrista belga di etnia sinti che “inventò” il gipsy jazz negli anni Venti, mischiando l’antica tradizione musicale zingara del ceppo dei Manouches e il jazz americano.
La “reunion” è appassionata e calorosa, la platea si ritrova a tenere con i piedi il ritmo jazz trascinante e gli artisti improvvisano senza interruzioni legati da una speciale empatia musicale.
Solo a notte inoltrata, quando il tempo lo richiede, gli strumenti vengono riposti nelle custodie. L’appuntamento, però, è fissato per tutti i prossimi giovedì del mese (9, 16 e 23 Febbraio), sempre sullo stesso palco.
Prima di andar via, saluto Giosuè, arrivato in città da Catanzaro unicamente per suonare. Già vorrebbe imbracciare di nuovo la sua chitarra, le ore di viaggio sembra non sentirle: giura che sta pensando di tornare per una delle prossime date in programma.
La pioggia continua a cadere, ma con le note manouche nelle orecchie, Napoli quasi sembra più tiepida.