Home » News, Racconti&Poesie, Sognando s'impara » “Sognando s’impara” – Capitolo 4

“Sognando s’impara” – Capitolo 4

di Brando Improta

“Il bello di un brutto incubo è svegliarsi
e accorgersi che tutto quello era solo
un dannatissimo incubo”
Jean-Paul Malfatti

Quando rinvenni, vidi la chiesa colma di poliziotti, chiamati prontamente da Ottavio, un esperto di magia ed esoterismo che, dopo aver assistito alla scena, non vedeva l’ora di potersi ficcare in quella storia.
Mi si presentò non appena fui in grado di mettermi in piedi, mi disse che doveva parlarmi, di avere informazioni interessanti riguardo a quella strana situazione e, infine, che aveva sentito il racconto che avevo fatto a Gianni dalla panca dietro alla nostra.
Mi lasciò un bigliettino da visita alquanto assurdo -“Ottavio Curato – Investigatore Esoterico”- e scappò via farfugliando un saluto. Mentre un poliziotto su di una scala estraeva i bossoli dal soffitto, mi avvicinai a Gianni, che aveva appena finito di fornire un identikit dell’aggressore ad un altro agente.
“E’ scappato?” chiesi massaggiandomi il collo, “Si, probabilmente era già in Venezuela quando è arrivata l’auto della polizia” disse con sarcasmo, e l’addetto alle indagini gli lanciò un’occhiataccia. “Se tu mi avessi creduto subito, non mi sarei appisolato, e tutto questo non sarebbe accaduto!” dissi al mio amico a mo’ di rimprovero. “Cerca di essere ragionevole” rispose lui, domandandomi di rimando: “Se io ti avessi raccontato una storia del genere tu l’avresti presa per buona?”. Ci pensai un attimo e poi dissi stancamente di no.
Lasciammo la chiesa abbastanza di fretta, il pensiero che più mi tormentava era quello che Bianca potesse essere trovata da quell’energumeno; passammo quindi per casa mia e, con sollievo, notai che era tutto in ordine, e lei stava riposando.
Mentre Gianni mi aspettava in salotto, mi avvicinai a lei e la svegliai baciandola delicatamente sulla fronte. Bianca aprì gli occhi, se li stropicciò con le dita e, mettendo a fuoco, mi chiese: “Cosa hai fatto al naso?”. “L’ho sbattuto sul pavimento di una chiesa cadendo”, fu la mia risposta, che in effetti era vera, nonostante avessi omesso che ero caduto a terra dopo aver ricevuto un pugno dal suo ex, uscito da un incubo per direttissima. “Devi alzarti” dissi poi “dovresti venire con noi da un tizio”. E aggiunsi: “Uno che forse ci può aiutare”. Bianca mi guardò con la tipica faccia di chi non capisce, perché non gli è stato spiegato nulla e poi mi chiese: “Aiutarci a fare cosa?”. Le presi una mano, la guardai, riordinai le idee, e spiegai: “Stamattina ho fatto un incubo, riguardava il tuo ex, quello da cui ti ho salvata al bar. Beh, ora lui è uscito fuori e ci sta cercando”. Lei ci pensò e poi ribatté: “E cosa pensi di fare ?”. “Forse questo tizio conosce un modo per rispedire le cose brutte dall’altra parte”, risposi porgendole il biglietto da visita. “Non può tornare niente indietro, hai fatto una scelta, una scelta sulla quale non puoi ripensare” disse Bianca molto seriamente. “Tentar non nuoce” chiosai io “Dai, mettiti le scarpe, andiamo da questo investigatore esoterico!”.

Quando io, Gianni e Bianca entrammo nell’ufficio dell’investigatore esoterico Ottavio Curato, ci si parò innanzi un’incredibile confusione di oggetti buttati in giro a casaccio.
La stanza era abbastanza grande e al centro vi era un tavolo rotondo in legno con sopra una quantità impressionante di mazzi di carte, alcuni dei quali mischiati fra loro. Ai lati del tavolo vi erano quattro sedie diverse, rubate chissà dove. Immediatamente dietro al tavolo scaffali pieni di libri sulla stregoneria, sui sogni e sull’esoterismo facevano bella mostra di sé; anche gli scaffali erano di stili e materiali diversi, alcuni in plastica, altri in legno, altri ancora erano addirittura tubi di ferro saldati a mo’ di mensole. Alla sinistra del tavolo c’era un balcone, ma la porta finestra era per metà oscurata da un’infinità di amuleti e pupazzetti che evidentemente servivano a portare, a seconda delle richieste dei clienti, buona o cattiva sorte. Infine, alla destra del tavolo, c’era una cassapanca aperta, dalla quale spuntavano vari travestimenti che il detective forse usava per le sue indagini; dietro alla cassapanca, appeso precariamente al muro, vi era un dipinto ad olio raffigurante Ottavio Curato con il cappello dell’apprendista stregone e una lente d’ingrandimento in mano.
“Accomodatevi” ci disse Ottavio, indicandoci le sedie attorno al tavolo “Vi ho fatti venire per raccontarvi qualcosa in più sul signore dei sogni”. L’investigatore indossava una vestaglia blu con tante stelline fosforescenti e portava un pizzetto nero che, nelle intenzioni, doveva conferirgli autorità, ma che in realtà, lo faceva assomigliare a Pino Insegno.
“Io veramente speravo che potesse suggerirci una via d’uscita” dissi, ma poi mi corressi “Anzi una via d’entrata, alcuni sogni andrebbero rispediti al mittente”. “Quella potremo cercarla insieme dopo con il ragionamento” rispose lui, poi prese un libro impolveratissimo da uno scaffale e lo aprì.
“Dovete sapere” iniziò a spiegare Ottavio “che Sogno è uno dei sette eterni”. “Sette eterni ?”, chiese Gianni ironico “Io conoscevo i sette re di Roma, i sette nani di Biancaneve, ma questi…”. “Per favore non interrompetemi!”, replicò stizzito il detective e poi continuò: “I sette eterni incarnano e regolano ognuno un particolare aspetto dell’esistenza umana, come la disperazione, il deliro e il desiderio. Ma quello che interessa noi è Sogno, che può essere chiamato in vari modi: Morfeo, Oneiros, Dreaman, il plasmatore ed il Signore dei sogni”.
Guardai Ottavio abbastanza allucinato e poi esclamai: “Leggevo un fumetto simile, si chiamava Sandman, era molto affascinante, ma devo dire che applicate alla vita reale, queste sembrano stronzate!”. Curato sbuffò, evidentemente non eravamo i clienti più mansueti, poi disse: “Sicuramente è difficile credere a queste cose, ma tu convivi con lei, che è la prova di quanto ho appena detto, e poi volendo ci sarebbe anche il tipo apparso in chiesa”. Bianca, chiamata in causa, decise di intervenire nel discorso: “Quell’uomo è pericoloso, va recuperato e annientato, non credo si possa rimandare nel mondo dei sogni: Fabio ha fatto un patto, ha deciso di veder realizzata ogni sua creazione onirica e questo patto è indissolubile”.
Curato si portò una mano al pizzetto e cominciò ad arricciarselo pensieroso, poi concluse il nostro incontro dicendo: “Studierò una soluzione, ma nel frattempo c’è una cosa che tu devi fare”. “Che cosa ?” chiesi speranzoso. “Dormire il meno possibile!”.

Ma come si fa a non dormire dopo essersi dati da fare con una ragazza come Bianca? Così, nonostante l’avvertimento dell’esperto, quella notte finii per addormentarmi.
Feci un sogno particolarissimo, era un sogno talmente semplice da essere inquietante: vedevo una porta chiusa, molto antica e massiccia, in legno; la maniglia era piena di fregi dorati e nella serratura brillava una chiave d’argento. Dalla fessura sotto la porta usciva una luce rossa insieme ad una nebbiolina, inoltre potevo distinguere chiaramente dei versi animaleschi giungere dall’altro lato. Sognare una porta non dovrebbe spaventare nessuno, eppure io mi sentivo minacciato.
La notte successiva risognai la porta, questa volta però c’era un particolare diverso, qualcosa che al mio risveglio mi sfuggiva ma che poi, ripensandoci attentamente, riuscii a localizzare: la chiave nella serratura non c’era più, era sparita.
La terza notte mi riapparve ancora la porta in sogno, anche questa volta c’era qualcosa di diverso: la porta era accostata, e la luce rossa cominciava a trapelare sempre più forte dallo spiraglio lasciato aperto, così come potevo sentire sempre più vicino un respiro affannoso alternato a versi d’ogni sorta.
Nelle notti successive continuai a sognare quella dannata porta e, ogni volta, era dischiusa maggiormente, in maniera impercettibile rispetto alla notte precedente, ma inesorabilmente proiettata verso l’apertura completa.
Il dubbio che mi assillava sempre di più era: cos’è che voleva uscire?

“PROLOGO”

“Capitolo 1”

“Capitolo 2”

“Capitolo 3”

“Capitolo 5”

“EPILOGO”