di Stefano Santos
NAPOLI – Durante l’assemblea sindacale di categoria, svoltasi il 14 ottobre 2010, è scattata ufficialmente la protesta dei docenti del Liceo Mercalli contro la recente riforma scolastica. Con questa particolare iniziativa (che nelle volontà non intende ledere gli interessi degli alunni), ipotesi che era già nell’aria da diversi giorni, ogni attività extracurricolare come viaggi d’istruzione, visite guidate, cineforum, olimpiadi della matematica, giochi della gioventù etc. verrà boicottata.
Parlando con diversi professori è emerso che essi, come classe oppressa, hanno preso questa decisione per l’impossibilità di manifestare il proprio dissenso nei confronti della riforma in altro modo. Naturalmente ciò ha provocato un’immediata reazione tra gli studenti e, all’indomani della delibera, questi si sono riuniti in un sit-in informativo, che però non è riuscito a fugare ogni dubbio sull’efficacia della protesta.
Ho raccolto le opinioni di diversi ragazzi e le risposte che ho ricevuto -pur rappresentando uno modesto campione- sono state in maggioranza contrarie all’azione intrapresa dai docenti, con pochi dichiaratisi incerti. In particolare tra i “non favorevoli” spiccano le posizioni di coloro che parlano di una inefficacia nel metodo di manifestare. Ludovica di Palo, per esempio, lamenta di scarsa incisività, causata dalla difficoltà di comunicazione tra le varie scuole e di conseguenza il tentativo di arrivare a far valere le proprie ragioni al ministero. Tra gli altri motivi addotti contro la contestazione vi sono pure l’intento velato degli insegnanti di strumentalizzare gli alunni, per il poco coraggio che avrebbero, cosa reclamata da Marco Romagnuolo e da Daniele Bellan, che denuncia anche la violazione del POF vincolante al momento dell’iscrizione. Ricollegandomi a quanto detto prima, significativo è il pensiero di Gerardo Fusco che recrimina dell’incoerenza dei docenti. A suo avviso, questi “che si predicano paladini dell’egualitarismo attuano una forma di protesta volta a danneggiare le classi più deboli. Ritengo invece che essi debbano manifestare tradizionalmente (senza stipendio e senza lezioni) per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica”.
Ad ogni modo si aspettano maggiori sviluppi sulla faccenda, in attesa della prossima riunione degli organi collegiali e dell’assemblea d’istituto.