di Giacomo Palombino
Non è semplice individuare il significato della parola “arte”, o meglio, non unico è il significato che possiamo attribuirle: l’artista (inteso questo come chi progetta e propone l’arte) è Picasso come lo è Jimi Hendrix, lo è una madre come lo sono un campione di calcio o un uomo di scienza.
Concentrandoci però sui campi che più propriamente rientrano nel concetto di arte, c’è da notare che le varie branche di questa non sono mai del tutto distinte fra loro, bensì complementari, incatenate tutte in un’unica dimensione che le rende indivisibili. Musica, cinema, fotografia, pittura, si distinguono solo perché diverse (e a dire il vero non sempre) sono le persone che vi si cimentano. Per questo si vengono a delineare strade differenti, ma che pur non coincidendo si muovono parallelamente, partono dallo stesso sentimento e provocano le stesse emozioni.
In maniera particolare, un legame forte ed evidente è quello che esiste fra musica e cinema. Sembra stupido e scontato a dirsi, ma immaginate un film dove l’unico suono è quello prodotto dalle voci degli attori o dai loro movimenti; non è ciò improbabile, ma un pubblico di cultura media (che non significa ignorante) non lo capirebbe, non ne percepirebbe il messaggio. Una scena particolarmente triste o allegra, girata male o recitata in maniera non eccellente, può diventare un capolavoro con un sottofondo musicale adeguato. Immaginate la scena di “Titanic” in cui Leonardo Di Caprio abbraccia Kate Winslet sulla prua della nave, o quella in cui Rocky corre per le strade di Philadelphia strappando l’intera gioventù della città alle scuole; avrebbero fatto lo stesso effetto senza le rispettive colonne sonore o sarebbero apparse meno eccezionali di quello che realmente sono? Così questo è il primo dei tre tipi di legami che si possono rintracciare tra musica e cinema, quel legame in cui la musica diviene un accompagnamento.
Talvolta, però, una canzone può acquisire un’importanza ancora più grande, uscendo maggiormente allo scoperto; è questo il secondo tipo di collegamento, in cui la musica è protagonista. Un esempio significativo è rappresentato da un film celebre, o almeno considerato straordinario da chiunque abbia mai suonato in una band: mi riferisco a “School of Rock”, che vede come protagonista Jack Black e una classe di giovanissime rock star. Anche in questo caso è evidente il rapporto che si viene a creare, dove un brano non è più un semplice accompagnamento, ma diviene fondamentale, parte stessa della storia. Un altro esempio è costituito dal recente capolavoro di Hazanavicius, “The Artist”, che ripropone nell’era del 3D un film muto: anche se meno evidente, il legame è esattamente lo stesso.
Il terzo e ultimo tipo di collegamento è quello più complesso da intendere, facilmente confondibile con entrambe le tipologie appena trattate: è il caso della musica che non ha una funzione di mero accompagnamento ma che non diviene nemmeno protagonista, che vuole uscire dallo spazio che gli è stato riservato ma che in realtà non ci riesce, anche se così non sembrerebbe. L’esempio che vi propongo (e il mio vuole essere un omaggio a nomi già fatti nel precedente articolo di questa rubrica) è quello di “Basilicata Coast to Coast”. La reazione di chi l’ha visto è facilmente immaginabile: può la musica non essere protagonista in un film che racconta la vicenda di un gruppo jazz? No, pur occupando una posizione rilevante, pur attraendo e coinvolgendo con le bellissime composizioni di Rita Marcotulli, la musica non è la protagonista, bensì la cornice, l’inquadratura tramite la quale Rocco Papaleo porta all’attenzione del pubblico italiano la sua terra, la Basilicata appunto. I vari brani si fanno teatro, fotografia, poesia, barzelletta, sono sempre presenti ma mai talmente invadenti da distrarre il pubblico e nascondere le terre narrate dal film.
Quest’ultima tipologia è una via di mezzo, separata dalle altre da un confine molto sottile, il quale può essere non percepito perché non condiviso; ma, d’altra parte, non è semplice individuare il significato della parola “arte” proprio perché troppi sono i punti di vista dai quali la si può contemplare.