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Odissea moderna: il calvario vissuto da un migrante in cerca di speranza

di Roberto P. Ormanni

TITOLO: IL MIO VIAGGIO DELLA SPERANZA. DAL SENEGAL ALL’ITALIA IN CERCA DI FORTUNA
AUTORE: BAY MADEMBA
EDITORE: GIOVANE AFRICA EDIZIONI

E’ ricca la bibliografia che analizza cause e origini del flusso migratorio africano verso l’Europa, eppure pochi testi raccontano e descrivono il cammino affrontato dagli uomini che partono in cerca di una vita migliore.
“Il mio viaggio della speranza” (Giovane Africa Edizioni, euro 8 ) non è un’opera epica, nonostante parli di un’autentica Odissea, ma il diario, snello e immediato, di Bay Mademba, giovane senegalese arrivato in Italia dopo un lungo viaggio. Il primo spostamento di Bay è quello fatto verso la Costa d’Avorio, dove il permesso di soggiorno costa poco, 15 euro l’anno (in Italia la cifra va dagli 80 ai 200 euro), ma dove la giustizia manca, disattesa dalle stesse forze dell’ordine. Poi, all’età di ventisei anni, Bay prova a muoversi verso l’Europa pensando speranzoso: “Lassù la vita è dura, ma nessuno torna mai indietro”. Eppure, le porte non si aprono mai con facilità. Prima è passato in Turchia e da lì esistono due strade per andar via: la prima è quella che passa per il mare, pagando un’incerta traversata su barcone; la seconda è quella che costringe a camminare per dieci giorni, muovendosi sui sentieri impervi, fino alla Grecia. Bay racconta così, in una cronaca sensibile, la sua traversata su un battello in balia delle onde che sbarca sulle spiagge greche. Confinato tre mesi in un capo profughi di Rodi ed errato per le vie di Atene come commerciante, Bay finalmente giunge in Italia con documenti francesi e semplicemente ammette felice: “Ho finalmente visto l’Italia. Quell’Italia che sognavo in Senegal, in Costa d’Avorio, in Turchia, in Grecia, era davanti a me e mi aspettava”. Da Ancona a Bologna fino a Pisa, passando per Firenze, Bay racconta il suo inserimento e la sua vita in Italia, con le gioie vissute, le difficoltà incontrate e gli incontri avuti.
“Il mio viaggio della speranza” è una corrente di parole, che scorre tra le pagine senza interruzione di capitoli. Un diario di un calvario, che mostra però, nel suo sviluppo, diversi aspetti della cultura senegalese: gli insegnamenti delle proprie radici, infatti, offrono all’uomo il carattere per affrontare ogni situazione.
Il viaggio della speranza trova qualcosa di simile a un lieto fine, eppure è impossibile non pensare Bay Mademba come un Ulisse ancora lontano dalla sua Itaca, lontano dalla sua famiglia, da sua madre, che al telefono gli dice: “Non voglio niente, desidero solo posare i miei occhi sul tuo volto”.