di Vincenzo Sorrentino
Al museo di Capodimonte, il 16 aprile alle ore 15.00, si terrà probabilmente uno degli appuntamenti più interessanti all’interno dell’iniziativa “I Lunedì del Restauro” promossa dal museo con il fine di avvicinare visitatori, studenti e gli onnipresenti “non addetti ai lavori” al mondo del restauro. Dopo le indagini sui dipinti di Polidoro da Caravaggio, allievo di Raffaello, sui capolavori di Tiziano, la “Danae” e l’”Annunciazione”, una lezione sui troppo spesso “saltati” fiamminghi della collezione Farnese e una sul restauro delle cornici, lunedì prossimo sarà il turno di uno dei must del museo: la “Flagellazione di Caravaggio” e le altre opere dell’artista.
Gli incontri vedono impegnate le competenze di due professionalità diverse, la figura dello storico dell’arte, proveniente dal mondo della Soprintendenza o da quello accademico, e quella del restauratore, a sua volta, interno o esterno alla Soprintendenza. Le due competenze affiancate permettono un’insperata e da tutti, comunque, auspicata complementarietà di saperi. Dopo l’introduzione storica, metodologica e critica dello storico dell’arte, sopraggiunge la conoscenza più pratica del restauratore che, coadiuvato da supporti tecnologici, indagini riflettografiche e non solo, illustra gli interventi compiuti sull’opera, dimostrando come solo uno studio preliminare su di essa ne permetta una lettura corretta e un restauro filologicamente onesto. La rimozione delle vernici, la sostituzione del telaio, la rifoderatura sono solo alcuni delle attività di recupero compiute su di una tela, ma le eccezioni sono assai più frequenti della regola e i contributi vengono scelti volta per volta e caso per caso.
Le opere scelte sono, nella maggioranza dei casi, dipinti di epoca moderna, ma non mancano incursioni investigative su supporti e tecniche meno indagate e su di un disegno dell’Ottocento, mentre, per l’ultimo incontro è prevista una visita all’interno dei Laboratori di Restauro della Soprintendenza che permetterà di seguire più da vicino i restauratori all’opera.
Le lezioni sono cominciate a gennaio e hanno avuto una cadenza bisettimanale con un pubblico che andava man mano ampliandosi e differenziandosi, reso eterogeneo dal passaparola e sempre più interessato e coinvolto.
Oltre ai capolavori del museo è stata tentata una riscoperta delle opere meno note al grande pubblico e la presentazione di diversi casi di studio e approfondimento, ciascuno con le sue peculiarità, sollecitando, attraverso un linguaggio chiaro e divulgativo e le accurate ricostruzioni dei diversi passaggi, una partecipazione curiosa e vivace.
Gli incontri proseguiranno fino a giugno e un elenco particolareggiato è consultabile sul sito del comune di Napoli (http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/16657).
Mariella Utili, storica direttrice del museo e da un mese Soprintendente per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici di Parma e Piacenza, in un incontro in occasione dei cinquant’anni del Museo di Capodimonte, nel dicembre del 2007, ebbe a sostenere, con il garbo ed il fascino che le sono propri, che l’organizzazione di mostre ed eventi dovesse risultare, in buona sostanza, “l’occasione per richiamare visitatori”. In occasione degli eventi temporanei, infatti, il pubblico avrà modo di approfondire – se non di instaurare – il rapporto con il museo, riscoprendone o conoscendone le opere, anche quelle meno note, le collezioni e gli allestimenti.
Se la direttrice ha ormai spiccato il volo verso più alte vette, la sua lectio pare essere stata tenuta ben a mente dalle colleghe, in particolar modo dall’organizzatrice, la dottoressa Marina Santucci, che si mostrano capaci di valorizzare le infinite risorse di un museo importante, ma anche moderno, duttile, vivace e variegato, com’è Capodimonte, per attirare l’attenzione di un pubblico composto per la gran parte da napoletani, solo all’apparenza sonnacchiosi e distratti, ma desiderosi di recuperare stimoli e informazioni (anche sull’incontro), superando le oggettive difficoltà per raggiungere la reggia, da sempre non servita sufficientemente da mezzi pubblici, come la sua infinita bellezza più che meritare, imporrebbe.