di Brando Improta
“Il mio primo film era così brutto che in sette stati americani aveva sostituito la pena di morte” (W. Allen)
1965-1973
Come si fa a dare una descrizione iniziale di un uomo come Woody Allen? Potrei dire che è ateo, per alcuni basterebbe a categorizzarlo. Ma forse per altri no. Si potrebbe allora dire che è un ottimo attore-autore. Ma sarebbe limitativo. Per esempio è anche un grande clarinettista jazz, ma è anche un ottima fonte di gossip viste le sue numerose relazioni e matrimoni scandalosi. Ma davvero ci interessano così tanto i pettegolezzi? Semplicemente, Woody Allen è un’artista nel pieno e vero senso della parola, e come tale è fantasioso, estroso, poliedrico, incostante. È tante persone insieme che, a periodi alterni, escono allo scoperto. Lo dimostra infatti la difficile categorizzazione del suo stile registico: nella sua carriera ha girato film dalla comicità Slapstick, commedie sentimentali, drammi esistenziali, thriller, gialli, persino un musical.
Iniziò scrivendo dialoghi per varie serie televisive degli anni cinquanta, poi si affermò come Stand-Up Comedian (quei comici che recitavano nei cabaret a contatto diretto col pubblico) fino a vendere la sua prima sceneggiatura cinematografica, che fu trasformata nel film “Ciao, Pussycat” di Clive Donner (dove recita anche un piccolo ruolo) nel 1965.
Nonostante fosse sempre stato abile negli sport (soprattutto il pugilato), la sua fisionomia, unita alla capigliatura rossa, lo rendevano buffo, dotato di una comicità innata. Nel 1966 decise di provare ad imporsi nel mercato cinematografico come regista: acquistò i diritti di una pellicola di spionaggio giapponese; ne rimontò i fotogrammi e ridoppiò le scene (aggiungendone altre con lui medesimo) reinterpretando il tutto in chiave comica. Il film, dal titolo “Che fai rubi?”, ebbe un inaspettato successo e permise ad Allen di girare il suo primo film: “Prendi i soldi e scappa”.
Non mancano comunque spunti di satira, come quella pungente del Dormiglione, o quella a sfondo sessuale del film episodico “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso”, ma rimane sempre sullo sfondo, rispetto alle fughe spericolate e ricche di capitomboli prese in prestito dalle comiche del muto. Unica eccezione a questa formula è il magnifico “Provaci ancora, Sam” diretto da Herbert Ross su sceneggiatura di Allen, dove accanto a gag prettamente comiche comincia a insinuarsi lo spettro dell’amore tormentato, della psicanalisi e dei tormenti esistenziali che caratterizzeranno le successive opere dell’artista.
“Provaci ancora, Sam” è anche il film che dà inizio alla collaborazione con l’attrice Diane Keaton, legata a lui sentimentalmente per svariati anni, e forse ancora oggi la sua partner migliore. Insieme gireranno altri film, anche dopo la separazione, per un totale di otto; tutto ciò nonostante le profonde divergenze in campo religioso: Allen è sempre stato un ateo convinto, la Keaton invece religiosissima al punto da scrivere e dirigere nel 1987 un documentario, intitolato “Heaven”, incentrato sulla vita dopo la morte e il paradiso. In Italia, gran parte del successo di cui gode Woody Allen è però dovuto anche al suo storico doppiatore: Oreste Lionello. Sua voce ufficiale fin dal 1969, doppiatore di tutti i film (tranne qualche rara eccezione), degli spot pubblicitari, delle interviste e persino suo emulatore nel film italiano “Provaci anche tu, Lionel” (1973) che, oltre alla voce, ne sfruttava anche la somiglianza fisica. Nonostante Lionello fosse apprezzato dallo stesso Allen (“con la sua voce mi ha reso un attore migliore di quanto non fossi veramente”), l’attore italiano si è sempre dissociato dalle dichiarazioni rilasciate dal regista newyorkese, soprattutto dopo gli scandali legati alla sua unione con la diciannovenne Soon Yin Previn e all’affermazione di essere ateo, data durante un’intervista al “Senso della vita” di Paolo Bonolis.
Dopo la scomparsa di Lionello, avvenuta nel 2009, il doppiatore di Woody Allen è diventato Leo Gullotta, bravissimo nell’imitare i toni usati dall’amico e collega Lionello, ormai indissolubilmente legato alla figura del celebre artista.