di Rosalba Ferrante
Parlare del rapporto madre figlia significa inevitabilmente addentrarsi in un territorio delicato e per certi versi addirittura invalicabile: che si tratti dell’età infantile, adolescenziale o adulta, il legame che unisce queste due donne è senza dubbio il primo ed il più potente, destinato all’eternità oppure alla lenta disgregazione. Pretendere di comprenderlo è presuntuoso, ma accettare di narrarlo può diventare magico, così “Tale madre, tale figlia”, scritto e diretto da Laura Forti con la produzione della Fondazione Teatro Due, giunge oggi alla sua ultima rappresentazione, alle 18.30 presso il Teatro Ridotto (Stabile di Napoli). La storia è la realtà, la realtà di una casa, o meglio ancora di un bagno, in cui una madre, Lucia (interpretata da Anna Ammirati) ed una figlia adolescente, Camilla (interpretata dalla giovanissima Marion Marcucci) si incontrano e si confrontano, cambiando ed allo stesso tempo ritrovandosi. Da sfondo alla storia è una società competitiva e sessista, un ambiente dove le due donne sono costrette a farsi strada a spintoni ed a costruirsi una corazza che permetta loro di stare a galla, di non affondare. In questo modo, anche la comunicazione diventa difficile: non c’è tempo, a volte manca la parola e spesso la comprensione. Ciò che una madre può insegnare alla propria figlia adolescente è quindi di rialzarsi dopo una caduta, di affrontare le proprie paure e di provare a correggere quegli errori che, inevitabilmente, prima o poi si compiranno. Tra i vetri appannati del bagno, luogo simbolico di purificazione ed astrazione dal mondo, paure e insicurezze non resteranno nascoste a lungo, ma verranno fuori, smascherate e finalmente condivise. Attraverso lo specchio, anche la corazza più dura dovrà cadere, per svelare, dietro di essa, due persone distinte, due vite diverse, accumunate da un unico e solido legame, un amore immenso ed eterno. “Grida” dirà alla fine Lucia, “Solo se lo fai anche tu”, le risponderà Camilla.