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“Il domatore di farfalle. Dialogo sull’immaginazione” – Capitolo 5

di Riccardo Pulcuni

“La bellezza è una trappola
in cui ogni uomo di buon senso sarebbe felice di cadere”
(Oscar Wilde, “L’importanza di chiamarsi Ernesto”)

Archibald: Per lo meno, questa volta ho capito quasi subito ciò a cui ti riferivi.
Richard: Perché l’hai intuito. Hai lasciato da parte per un momento la razionalità che oramai ti appartiene come appartiene a noi tutti, ed hai scorto la verità, come fosse un’alba ai confini della notte. E’ la ragione che ci porta a dare una spiegazione a tutto, perché entra in contatto inevitabilmente con gli aspetti fenomenici della realtà e ne viene quindi ingannata e illusa. Lo spirito invece non passa per il filtro di ciò che appare e giunge immediatamente a ciò che è. La verità è l’alba ai confini della notte.
Archibald: Intendi dire che la ragione non può comprendere la verità? Mi pare piuttosto che la verità sia figlia della ragione, non trovi?
Richard: Non trovo affatto, mio buon amico!
Archibald: Ma come?!
Richard: Il come non è importante. Il perché lo è.
Archibald: Devo dissentire, caro Richard. È come si fanno oppure si pensano certe cose, che fa la differenza. Lo scopo è sempre l’ultima cosa. O almeno così dovrebbe essere. Ma è pur vero, Richard caro, che viviamo in un’epoca che è governata da una società che ha imposto lo scopo, l’utilizzo, l’utile, come priorità su tutto. È questo il motivo per cui le persone hanno gradualmente smesso di porre domande a se stesse e al Mondo, per cercare di trovare risposte. Cercano l’effetto senza conoscere la causa, senza conoscere come quella causa è diventata effetto. Cercano risposte quando sarebbe più utile conoscere le domande. La verità, mio caro amico, è ancora una volta fin troppo evidente: le cose più belle, sono quelle fini a se stesse.
Richard: Non v’è dubbio, amico mio diletto. L’Arte è la più bella tra le cose più belle fini a se stesse. E d’altronde, mi pare, che attribuire uno scopo a qualcosa, qualsiasi cosa, sia di quanto più rozzo si possa fare. Il fine di tutto d’altra parte non è che essere. Nel bene e nel male, essere. E basta. Quanto bello sarebbe poter discorrere tranquillamente con una persona, senza uno scopo, senza altre ragioni, senza secondi fini ma con il chiaro e semplice intento di non avere intenti, se non lo stesso discorrere con quella persona! Sarebbe una cosa bellissima, davvero. E mi piacerebbe altrettanto dire che sarebbe una cosa rarissima, ma il condizionale è sempre sintomo di troppa bontà, o troppa malvagità. Sarebbe invece il caso di dire che è davvero una cosa rarissima, al giorno d’oggi.
Archibald: Ed è nondimeno tristissima.
Richard: Si lo è. Ma di solito è la verità ad essere triste, se non vi si applica la potenza dell’immaginazione.
Archibald: Io credo che la verità sia piuttosto un qualcosa di consistente, di duro, quasi di tangibile, che abita il cuore di ogni cosa, ed ogni cosa si porta in grembo il suo pezzo di verità. Ognuno di noi si porta dentro la sua verità. Ma in che senso applicare la potenza dell’immaginazione?
Richard: La verità in sé è statica. È ferma. Ha bisogno di essere abbellita dall’immaginazione per diventare dinamica, per diventare estetica. Taluni sono soliti chiamarla Menzogna. Ebbene mi pare che in tal caso l’Arte intera debba esser considerata un’unica enorme menzogna. Cos’è l’Arte se non una verità abbellita? Cosa se non Menzogna? Una bellissima Menzogna.
Archibald: Devo ammettere, però, amico mio, che credo in realtà che non esista niente di più nobile della verità. Cosa altrimenti avrebbe importanza in questo Mondo perverso e malato, se non ciò che è vero?
Richard: Eticamente, Archie. E’ solo eticamente o moralmente che la verità ha un’importanza, se così si vuole definirla. Sono disposto ad accettare che in un universo governato dall’etica la verità faccia la sua parte. Ma esteticamente, la verità non ha alcun valore. Ed è per questa ragione che la verità non ha nulla a che fare con l’Arte in sé. Nulla. Tutto ciò che non è vero, è sempre più bello. La Menzogna appartiene ad ognuno di noi così come ci appartiene la facoltà di respirare. Per indole naturale siamo tutti portati a mentire, ad alterare la realtà – e quindi ad abbellirla – non per mortificarla, ma per salvarla da se stessa. La verità è il primo nemico della felicità umana.
Archibald: Cosa vai dicendo, amico mio! La verità è l’unica cosa che ci impedisce di impazzire, di varcare quella linea che ci separa dal baratro, dall’oblio della mente! Senza verità gli uomini non varrebbero nulla. Nulla ti dico!
Richard: Archie, tu commetti un errore grossolano e quanto mai evidente. Tu scambi l’essere umano per un essere necessariamente morale! Gli uomini sono entità estetiche!
Archibald: Entità estetiche?
Richard: Sì, mio caro e confuso amico, entità estetiche. Sin dall’alba delle ere primordiali l’uomo ha sentito accrescere in sé la necessità di creare. E’ la creazione il bisogno primario di ogni individuo. Creare parole, creare sentimenti, pensieri, oggetti, musica, cibo, vestimenti e tutto ciò che resta. Ma mai un creare fine a se stesso, quanto un creare qualcosa di bello! Amico mio! Il Bello! È questo ciò cui anela ogni anima sperduta su questa sventurata e meravigliosa terra! Ognuno di noi sente in sé il bisogno di creare qualcosa di bello: un quadro, una famiglia, dei figli, una poesia, una melodia, qualunque cosa che aspiri ad essere bella! Perché il punto è questo amico mio, basta aspirare al Bello, senza mai raggiungerlo. Il Bello è imperfetto e nella sua imperfezione ci risulta perfetto. Pensi tu, amico mio, che la verità sia dunque estetica? Pensi che la verità aspiri al Bello? Pensi che la verità crei qualcosa? No! E’ statica! Ferma! Immobile come il Cielo! Immobile come un pensiero fisso al centro del proprio io. La verità esteticamente è morta. Serve unicamente a far progredire una malsana forma di etica sociale. Se è vero che non esiste una verità assoluta relativa a qualsiasi cosa, ma ogni verità è relativa, tutto ciò implica solo un ulteriore svalutazione e mortificazione del concetto di verità. La verità in sostanza amico mio, esteticamente non esiste, è questione di punti di vista.
Archibald: Ma, amico mio, non hai detto tu stesso poco fa che la verità è un’alba ai confini della notte? Sembrerebbe che tu stia provando con successo a contraddirti invero.
Richard: La verità è un’alba ai confini della notte nel Regno della Ragione. Nel Regno dell’Arte la verità è inconsistente, per non dire impotente, come la fisica.
Archibald: Richard, amico mio, c’è una cosa però che a dire il vero non posso far a meno di chiedermi. Prendendo come vere tutte le tue affermazioni, accettandole come assiomi, postulandone la loro veridicità, allora, mi chiedo, è mai possibile che nulla sia vero? E se nulla è vero, allora noi cosa siamo? Menzogna? Siamo nondimeno anche noi menzogna, caro Richard? Non vi è nulla di vero, di solido, di resistente in noi? Può l’uomo essere solo un’unica enorme bugia architettata dalla mente più geniale del cosmo?
Richard: Non ti seguo, caro Archie. Spiegati meglio.
Archibald: Intendo dire che, da quello che ho capito di ciò che mi hai appena detto, sembra che per te l’unica cosa vera al Mondo, ma che dico, nell’universo, sia l’Arte e la Bellezza che di essa è il fondamento. Gli uomini sono entità estetiche senza valore morale, senza un’etica particolare o generale, e tutto ciò di cui disponiamo è l’immaginazione. E’ giusto quello che dico?
Richard: Precisamente. Ma non vedo ancora dove sia il problema, amico mio.
Archibald: Secondando la tua idea come un’insieme infinito di sillogismi, si arriva alla rappresentazione dell’essere umano, dell’uomo, dell’individuo come essere vivente, totalmente mortificato. Non c’è nulla di vero in lui. Nulla a cui possa aggrapparsi. Nulla di solido che lo tenga su. Nulla che tenga dritto il timone della sua vita in una tempesta infinita. Siamo naufraghi in mare aperto. E’ questo, quello che siamo, Richard?
Richard: Mortificato? Archibald caro, ma noi siamo naufraghi in mare aperto! E’ questa la costante dell’esistenza umana, non vi è nulla di certo! E ti dirò di più, mio buon amico: grazie a Dio!

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