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Settimo “Arrevuoto” in scena al San Ferdinando: il teatro che educa al dialogo tra periferia e centro

di Ilaria Giugni

Settima edizione del progetto “Arrevuoto”, sei mesi di lavori a partire dalle prove fino allo spettacolo di primavera, in 30 a curare il progetto, 15 musicisti e 108 giovani attori.
E’ insolito giovarsi di numeri per descrivere una piece teatrale, ma in questo caso è d’obbligo per darne la misura. I numeri prima di tutto.
Torniamo ora allo spettacolo: ieri sera, in scena al Teatro San Ferdinando “Il rubacuori dell’Ovest” di John Millington Synge, commedia in tre atti dell’inizio del ‘900.
Il palcoscenico è gremito di giovanissimi attori, partecipanti all’edizione 2012 del progetto “Arrevuoto”. Non si tratta quindi di una compagnia teatrale, bensì di inesperti spontanei che sprizzano grinta da tutti i pori. Sono gli studenti della scuola media statale Carlo Levi, del liceo Elsa Morante e Umberto I, degli istituti Marie Curie e Pontano, dell’Educandato del Convitto Nazionale, insieme con l’associazione “Chi rom e…chi no” e la comunità “Teatri possibili”.
Mondi distanti che si fondono e si confondono sul palcoscenico. E’ questo l’obiettivo di partenza: mettere in contatto posti diversi perché si riscopra il senso del lavoro di gruppo e l’importanza del dialogo, spiega Maurizio Braucci, direttore artistico.
L’interazione fra luoghi e persone è quello che sembra mancare nella nostra città, sempre più caratterizzata da “ZCL-zone a cittadinanza limitata”: troppo spesso si continua ad incidere sulla delimitazione netta fra le aree poste sotto una campana di vetro e quelle lasciate all’incuria e al degrado.
“Arrevuoto”, di contro, vuol dire abbattere le barriere – fisiche e non solo – per dare spazio ai diritti dei cittadini di qualsiasi rione e quartiere, in una confusione di punti di partenza e destinazioni.
D’altronde, nulla è lasciato al caso, la stessa opera scelta per quest’edizione racconta una società schizofrenica che adora un parricida presunto, ma è pronta a scacciarlo qualora non abbia commesso il grave delitto. Una comunità, attirata dall’immagine glamour del criminale, che chiede “o’ sang’, ma che non è pronta a sopportarne la vista.
Il teatro rappresenta un’opportunità per una società chiusa e solitaria nei suoi mille confini e delimitazioni. L’arte, come mezzo privilegiato per l’incontro con il diverso, è da coltivarsi ogni giorno.
Per questo, non resta che aspettare la prossima edizione di “Arrevuoto”.