Home » News, Politica » “Estate liberi”, l’azione dell’antimafia sui terreni confiscati

“Estate liberi”, l’azione dell’antimafia sui terreni confiscati

"Estate Liberi"


foto di Giulia Bonacalza
di Ilaria Giugni

Anche quest’anno parte il progetto “Estate Liberi”: l’associazione antimafia Libera è pronta ad accogliere i volontari nei beni confiscati alla criminalità organizzata su tutto il territorio nazionale. I campi di lavoro e formazione si terranno da maggio ad ottobre, proponendo un’ampia scelta di attività agli interessati: raccolta di pomodori, vendemmia, risistemazione dei beni. In molte località, infatti, Libera si gioverà della collaborazione di altre associazioni, quali Legambiente e Arci.
“Estate Liberi” è un progetto di stimolo e crescita: le giornate sono un rincorrersi di momenti altamente formativi e la convivenza fra volontari, di età e provenienze diverse, è intensa a tal punto da diventare condivisione di molto più di un’esperienza estiva.
Nei campi ci si incontra, radici lontane e vite differenti, tuttavia accomunati da un’unica spinta: i volontari sembrano dirsi “quelle terre sono cosa nostra, riappropriarcene è nostro diritto”.
E poco importa allora che siano nati a Sondrio o a Grosseto, l’antimafia non è questione di geografia: ognuno contribuisce con la stessa voglia a riscrivere la parola legalità nel destino di quelle terre per troppo tempo usurpate.
Alla fine del campo ogni volontario tornerà a casa portandosi dietro le mani sbucciate, paesaggi con cui riempirsi gli occhi e la convinzione di aver vissuto un’esperienza di vivere civile che nessuno cittadino dovrebbe lasciarsi sfuggire.

La parola ai volontari: testimonianze dal campo Corleone-Canicattì 2-17 Settembre 2011:

Laura Orlandini (Ravenna)
È un mondo composito e vivo quello che si trova a lavorare sulle terre confiscate. Ci sono i volontari che arrivano da varie regioni del continente, anche dal profondo nord, hanno diciott’anni o poco più, portano le loro voci la loro energia le loro canzoni tra i filari delle vigne. Ci sono i pensionati dello S.P.I, che stanno in cucina a preparare manicaretti per rifocillare tutto il battaglione di ritorno dai campi; tra sindacato e feste dell’unità ne hanno di esperienza, sanno che per la lotta c’è bisogno anche di sedersi tutti attorno a un tavolo, di radunarsi, di fare famiglia. Ci sono i soci della cooperativa, contadini corleonesi abituati alla terra e al lavoro duro, che hanno per primi raccolto la sfida e il rischio di lavorare nelle terre confiscate, hanno messo il loro volto e il loro nome in questa battaglia, e continuano a crederci. Generazioni diverse, memorie e percorsi distanti, che confluiscono lì, nelle terre confiscate alla mafia, insieme per tenere stretto lo spazio e difenderlo. E tra le vigne queste memorie si riannodano, trovano uno spazio comune, trovano un percorso da fare insieme. Vedere i sopravvissuti della strage di Portella della Ginestra, ormai novantenni, raccontare la loro storia ai volontari ventenni è stato forse il momento più emozionante e significativo: un legame che si crea attraverso la parola, il ricordo condiviso, la promessa di continuare.

Giulia Pozzebon (Milano) e Marta Bertagnolli (Trento).
Di questa esperienza abbiamo apprezzato particolarmente il suo carattere intergenerazionale: è un’occasione preziosa, perché rara, avere la possibilità di confrontarsi con persone provenienti da diverse “Italie”, che si portano dietro un grande bagaglio umano arricchitosi in periodi lontani da noi, ma con ancora la voglia di mettersi in discussione e di confrontarsi con noi giovani. Pensiamo ovviamente ai volontari dello SPI Cgil che al campo svolgono le attività in cucina.
Un altro aspetto interessante è il radunarsi all’interno dello stesso campo di persone che arrivano da tutto il Paese, quasi a voler dimostrare che la mafia, l’antimafia e i valori che essa porta avanti non sono solo problemi del Sud Italia, ma la interessano tutta.
Infine, pensiamo che sia bello e gratificante poter FARE e PENSARE l’antimafia, attraverso da una parte il lavoro agricolo nei campi confiscati, e dall’altra gli incontri conoscitivi con persone in prima linea in questa battaglia. Pensiamo infatti che l’antimafia si faccia tagliando un grappolo d’uva nei campi confiscati così come “contaminando” i nostri territori con la nostra testimonianza.

Per maggiori informazioni sul progetto “Estate liberi 2012” potete visitare il sito: http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5745