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Le camicie di Seattle

di Giacomo Palombino

Da diverso tempo sono tornati di moda i camicioni a quadri, indossati comunemente sbottonati, con vistose e colorate t-shirt al di sotto. Nelle teste degli appassionati di musica, in realtà, quello non è un indumento come tanti, ma una sorta di simbolo, o meglio, un pezzo della storia del rock che ancora oggi suscita dubbi e perplessità.
Nella seconda metà degli anni Ottanta, infatti, nella città di Seattle nasceva una corrente musicale nota con il nome di “grunge”, fenomeno che in qualche modo, riprendendo sicuramente molto del punk, del metal e dell’hard rock, segna un momento di fortissima discontinuità con il panorama musicale di quel periodo. Nel bel mezzo infatti della scoperta che i suoni potessero essere creati in modi alternativi rispetto ai classici strumenti, nel periodo insomma di massima fioritura della disco-music, un numero consistente di giovani musicisti riscopre qualcosa che si stava superando: il suono sporco, distorto e rumoroso di assordanti chitarre elettriche, scelto come accompagnamento ideale di testi caratterizzati da rabbia e malinconia.
Non sbaglia chi ancora oggi si interroga sul significato di questa corrente, e non sbaglia perché in realtà in quegli anni a Seattle non nacque alcun genere musicale. Il grunge infatti è stato un movimento artistico che ha accomunato e continua ad accomunare nomi di spicco della musica rock nati tutti nella stessa metropoli, ma in realtà non ha apportato nessuno sconvolgimento in tema di tecniche musicali o stili compositivi. Si è in qualche modo verificato lo stesso fenomeno che caratterizzò la Londra del ’77 con la nascita del punk. Ma mentre in Inghilterra ebbe inizio una vera e propria rivoluzione che influenzò in maniera decisiva l’evoluzione della musica di allora, a Seattle si sono semplicemente ripresi quello stile e quel modo di concepire la musica propri del punk: non è stata una rivoluzione vera e propria ma sicuramente una degna e nobile prosecuzione della corrente britannica.
Chiariamo quindi un punto importante: quando si utilizza il termine “grunge” non si identifica un genere musicale vero e proprio, bensì una serie di gruppi, di artisti, di compositori che spinti dalla stessa carica rivoluzionaria cominciarono a rendere note le loro creazioni nello stesso centro. Ascoltando infatti varie celebri band come Nirvana, Soundgarden, Pearl Jam, ci si rende conto di essere di fronte a stili compositivi molto eterogenei fra loro: più vicini al punk i primi, all’heavy metal i secondi, all’hard rock i terzi. Questo però non significa sminuire l’importanza di un fenomeno che ebbe un certo impatto culturale: fu una moda a tutti gli effetti, ma come ogni moda che si lasci rispettare è durata poco.
Se però è sbagliato definire il grunge come un genere musicale autonomo, è anche sbagliato ridurre il tutto al solo nome dei Nirvana e al loro album “Nevermind”: sia perché lo stesso gruppo è autore di altri due lavori, “Bleach” e “In Utero”, che meritano di essere ricordati; sia perché sotto la stessa etichetta vanno ricordati anche altre band, come i già citati Soundgarden, Pearl Jam, o ancora gli Alice in Chains, che hanno vissuto una carriera musicale degna di lode. È vero anche però che l’icona per eccellenza fu il cantante Kurt Cobain, e la sua “Smells Like Teen Spirit” fu senza dubbio la colonna sonora di quegli anni, la canzone che la critica continua a definire “un inno generazionale”.
È facile capire che controversa è la storia del grunge. Una cosa però è sicura: che venga definito “genere musicale” o semplice “tendenza”, tutti gli esponenti di questa corrente ebbero il merito, se così si può definirlo, di mettere in disparte dalla scena musicale di quegli anni gruppi e cantanti appartenenti agli stili più vari. Questo fu anche grazie al grande supporto offerto a queste band dalle piattaforme mediatiche, come soprattutto il canale MTV. Per esempio, molti ritengono che proprio la musica proveniente da Seattle segnò il declino dell’Hair Metal, costringendo molti gruppi a riadottare quel sound grezzo che caratterizzava il grunge per non essere completamente abbandonate dalle proprie etichette discografiche.
Insomma, il tutto fu una breve scintilla, un avviso, un’ allarme finalizzata a ricordare al mondo musicale che il rock grezzo, duro e cattivo degli anni Settanta non era morto, ma era ancora pronto a farsi testimone di sentimenti di rabbia, protesta, delusione, propri della popolazione giovanile. Vari sono gli eventi che in qualche modo hanno segnato la fine del grunge: fra questi ricordiamo sicuramente il suicidio del leader numero uno, Cobain, o lo scioglimento dei Soundgarden. In ogni caso, come ricorda Chris Cornell, cantante di questi ultimi (ormai riconciliatisi), l’attuale crisi economica e il malcontento che sta generando potrebbero essere motivo per la nascita di una nuova stagione per la musica rock.
Tornando alle nostre camicie a quadri, molti personaggi ricordati indossavano quelle di flanella, comunemente utilizzate dai boscaioli della zona di Seattle. Forse però la nostalgia da parte di chi scrive è troppo forte: quelle camicie devono essere considerate per quello che sono. Normalissimi indumenti.