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“Il domatore di farfalle. Dialogo sull’immaginazione” – Capitolo 8.1

di Riccardo Pulcini

“L’immaginazione governa il mondo”
(Napoleone Bonaparte)

“È in noi che i paesaggi hanno paesaggio.
Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono;
se esistono li vedo. […]
La vita è ciò che facciamo di essa.
I viaggi sono i viaggiatori.
Ciò che vediamo non è ciò che vediamo,
ma ciò che siamo”
(“Il Libro dell’Inquietudine”, Fernando Pessoa)

Archibald: Mi è piaciuta! E bravo il mio rimeur!
Richard: Rimeur? Sarei un poetucolo?
Archibald: Quel tanto che basta a renderti interessante, mio buon amico.
Richard: Sorvolerò sulla tua solita impertinenza con l’indifferenza dovuta e non voluta, come di consueto, Archie caro.
Archibald: Me ne felicito oltremodo, Richard.
Richard: Ma adesso faresti cosa gradita se decidessi di spiegarmi che pensi del contenuto della poesia.
Archibald: Indubbiamente esprime a pieno l’idea di cui prima mi parlavi, della potenza di un pensiero in sé. Ma ciò che qui tu trasmetti con questa poesia, se mi consenti, amico mio, è che la potenza di un pensiero inizialmente sembra rappresentare il detonatore privato della Realtà, una miccia che deve solo essere accesa. E quando la bomba infine esplode, fa a pezzi la Realtà, la distrugge, la annienta totalmente. Ma l’unica cosa che rimane della Realtà dopo l’esplosione, è la cosa stessa che l’aveva distrutta: la potenza di un pensiero. E’ al contempo forza devastatrice e parte fondante, un po’ come l’amore.
Richard: Per quanto strano, sembra davvero che tu abbia compreso ciò che questa poesia doveva significare per me.
Archibald: Perché dici per quanto strano?
Richard: Perché sai meglio di me, amico mio, che esprimere un pensiero è un affare che il genere umano ha risolto prontamente con l’ausilio della parola, parlata o scritta. Il problema sorge quando non si vuole più esprimere un pensiero, ma ciò che si sente. Il pensiero in poesia si chiama sentimento, Archie caro. Ma ciò che si sente non è esprimibile fino in fondo. Il sentire universale non esiste. Sentire qualcosa che sia l’Arte o un sentimento qualunque, in una maniera esattamente uguale a quella di un altro individuo, è fondamentalmente impossibile. La Storia ha dimostrato che un pensiero razionale può essere inculcato nelle menti di migliaia di individui, ma non ha mai dimostrato che con il pensiero, potessero essere inculcati anche i sentimenti ad esso legati. Il sentire è soggettivo. Il sentire in una data maniera una cosa, è ciò che rende ogni anima unica e diversa dalle altre. Il pensare è per coloro che hanno smesso di sentire. Chiunque desideri salvarsi dall’omologazione del pensiero, delle idee, deve affidarsi all’immaginazione.
Archibald: “E d’un tratto capii che il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all’ispirazione”.
Richard: Ti diletti di cinema, mio caro Archibald?
Archibald: Vorrei farlo di più. E’ sempre stato uno dei grossi buchi culturali che mi porto dentro. Uno solo delle tante migliaia di buchi incolmabili che ognuno di noi si porta dentro. Ad ogni modo, spero davvero di aver compreso nel profondo la tua poesia. Capire qualcuno significa essergli amico.
Richard: Essere amico di qualcuno significa avere anime affini.
Archibald: Romantico irrecuperabile.
Richard: Non voglio essere recuperato. E’ diverso.
Archibald: Buon naufragio, allora.
Richard: Ironico ciarlatano.
Archibald: Suvvia, amico mio! E poi, devo proprio dirtelo, sarei io il ciarlatano?
Richard: Che vorresti dire?
Archibald: Forse non te ne sei reso conto, ma non mi hai spiegato quale dovrebbe essere la giusta educazione all’immaginazione da impartire agli uomini. Dici che ne serve una, ma non sarai proprio tu uno che parla a vuoto, tanto da non sapere quale essa debba essere?
Richard: Marinaio, tu mi sottovaluti.
Archibald: Marinaio? A parte che io sarei voluto essere da bambino un pirata e non un marinaio qualunque, ma comunque la tua battuta è fuori luogo, come al solito.
Richard: Un bicchiere di rum?
Archibald: Dal momento che me lo offri mi vedo costretto ad accettare. D’altronde, parlavamo di educazione o sbaglio?
Richard: Non sbagli, caro Archie. Non sbagli.
Archibald: Ebbene, parla adesso.
Richard: Tu ritieni di essere stato educato dai tuoi genitori?
Archibald: Ovviamente sì.
Richard: E credi anche che essi ti abbiano trasmesso i valori che loro credevano giusti nel loro Mondo?
Archibald: Altrettanto ovviamente sì, Richard, ma arriva al punto, ti prego.
Richard: Vedi, amico mio, i tuoi genitori non sono riusciti affatto a trasmetterti i loro valori.
Archibald: Metti in dubbio il loro operato?
Richard: Metto in dubbio il termine con cui tu definisci il loro operato: trasmissione.
Archibald: Che vuoi dire?
Richard: Voglio dire che loro non ti hanno trasmesso niente. Hanno semplicemente aiutato a far uscire ciò che già era dentro di te. I valori sono predisposizioni dell’animo. Sono già lì. Non si possono insegnare o trasmettere in alcun modo. Possono esser facilitati ad uscire attraverso degli esempi da seguire come i tuoi genitori, ma mai trasmessi direttamente. E-ducare: trarre fuori qualcosa dal profondo.
Archibald: E cosa vuoi affermare con questo?
Richard: Che l’educazione all’immaginazione inizia dal profondo dell’animo.
Archibald: E dove finisce?
Richard: Nel vivere la vita che hai immaginato.
Archibald: “Il est temps de vivre la vie que tu t’es imaginée”. Lo diceva Henry James, no?
Richard: Sì, mio caro Archie. E’ tempo di vivere la vita che hai immaginato.
Archibald: Dimmi di più.
Richard: Solo le anime potenti hanno la possibilità di soggiogare la vita alle proprie emozioni, e, attraverso queste, formare la propria esistenza secondo volontà. Lavorare di immaginazione richiede al contempo un grosso sforzo della volontà, perché è essa che fa da tramite tra il Mondo materiale e quello dell’immaginazione. Ne consegue ovviamente, amico mio, che l’affare che più deve stare a cuore a coloro che hanno fra i propri intendimenti quello di vivere la vita che si ha immaginato, è di imparare a comandare la propria volontà e per mezzo di questa sfruttare le proprie passioni, le proprie emozioni. Sfruttarle, significa unicamente condurle dove si vuole che vadano. Similmente fa l’artista: l’Arte è espressione di volontà, l’artista non fa altro che sfruttare le sue passioni e le sue emozioni per farne Arte. Allora, se in campo artistico ciò accade per l’artista, per quale ragione non dovrebbe accadere per un individuo qualunque in campo materiale? La materia non è forse meno nobile dell’Arte?
Archibald: Ma la materia è corrotta, Richard caro. Come puoi pensare che ciò che vale in campo artistico sia ugualmente valido in campo pratico?
Richard: Perché la vita, come tu sei solito chiamarla, reale, è frutto della somma delle immaginazioni di tutti gli uomini. Nessuno escluso.

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