di Ilaria Giugni
Domenica sera, Sergio Marchionne, ospite della trasmissione “Che tempo che fa”, ha spiegato le sue perplessità sul futuro degli stabilimenti Fiat in Italia.
Pur non avendo espresso niente di nuovo rispetto a quanto detto in precedenza riguardo gli operai di Pomigliano e Melfi, l’eco di alcune sue dichiarazioni hanno scosso tutto il mondo politico italiano.
“Senza l’Italia faremmo meglio. Su 2 miliardi di utili neanche un euro viene da impianti nazionali”. Sergio Marchionne emancipa così la Fiat da ogni suo rapporto con lo Stato Italiano e con gli operai del nostro Paese, autoproclamandosi salvatore dell’azienda.
Di sicuro, l’amministratore delegato negli scorsi anni ha dimostrato di saper gestire la Fiat durante la crisi, in modo discutibile, ma con una precisione e un’incisività non indifferenti. Piaccia o non piaccia, Marchionne è un uomo che sprizza sicurezza e competenza da tutti i pori.
“Un solo stabilimento Fiat in Polonia produce più di tutti e cinque gli italiani” dichiara, inoltre, l’amministratore delegato, cogliendo ancora una volta l’occasione per esaltare la propria scelta di portare avanti l’esperienza italiana.
Marchionne sottolinea, infatti, che protrarla ha significato andare contro ogni logica del profitto, ponendo la linea adottata quasi alla stregua di una buona azione.
Ne consegue che, secondo il suo parere, gli operai italiani della Fiat non solo dovrebbero desistere dal protestare per le condizioni imposte a Pomigliano, ma addirittura ringraziare perché mantengono il lavoro.
Per l’azione salvifica e lungimirante portata avanti in questi anni dalla dirigenza del gruppo torinese, gli operai dovrebbero quindi rinunciare al loro diritto di sciopero, nonché abituarsi a veder ridotta di dieci minuti la loro pausa (da 40 minuti, distribuiti in due pause da 20, si passa a 30 minuti, divisi in 3 intervalli da 10 minuti ciascuno).
Tutto questo in nome del profitto. Perché in questo modo, forse, l’Italia tornerà ad essere un paese competitivo e finalmente si potrà cominciare a parlare di alzare i salari. Nel frattempo, gli operai pensino a dimenticare anni e anni di conquiste sindacali e imparino a ripensarsi come fossero lavoratori polacchi, ché il diritto del lavoro non l’hanno mai conosciuto. Ipse, il “buon Marchionne”, dixit.