Home » Cinema, Festival di Cannes 2012, News, Spettacolo » Cannes: Palma d’Oro ad Haneke, ma tra i premiati c’è anche Garrone

Cannes: Palma d’Oro ad Haneke, ma tra i premiati c’è anche Garrone

Michael Haneke, Palma d'Oro per il suo "Amour"

di Marco Chiappetta

CANNES – È di nuovo Michael Haneke, due anni dopo “Il nastro bianco”, a trionfare alla Croisette. Come tradizione da festival, il suo “Amour” è quel classico film che divide e crea dibattiti: la storia, secca, dura, fredda, dell’amore ottuagenario tra un marito e la sua moglie malata ha convinto Nanni Moretti e la sua giuria, a fronte di altri candidati forse più “facili” e magari migliori. La scelta è coerente con la storia del festival, che ha sempre prediletto le opere più elitarie e difficili: lo dimostra che quest’anno il premio alla regia è andato al messicano Carlos Reygadas, per le trovate avanguardistiche e surreali del suo “Post Tenebras Lux”, per il resto un’opera troppo enigmatica per essere davvero amata, e che, come spesso accade, è stata accolta alla prima tra fischi e applausi allo stesso tempo. C’è anche l’Italia: Garrone vince nuovamente il Grand Prix, quattro anni dopo “Gomorra”, per il bellissimo “Reality”, delirante discesa nella follia di un pescivendolo napoletano ossessionato dal Grande Fratello. Il premio della Giuria va a Ken Loach per la commedia “The Angels’ Shake”, mentre il film rumeno “Dupa Dealuri” (in inglese: “Beyond The Hills”) del regista Cristian Mungiu (Palma d’oro nel 2007 per “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni”) fa doppietta con il premio alla sceneggiatura e quello alle attrici (Cristina Flutur e Cosmina Stratan). Per la migliore prova maschile il premio va, strameritato, al danese Mads Mikkelsen che in “Jagten” di Thomas Vinterberg, ad avviso di chi scrive il miglior film in competizione, è un maestro delle elementari accusato ingiustamente di pedofilia, che vede la vita, il lavoro, l’amicizia, l’amore tutto perduto a causa di un pettegolezzo diventato per tutti verità: unico, doloroso ed emozionante. Il grande film danese, speriamo presto distribuito in Italia, si guadagna un premio speciale per la fotografia di Charlotte Bruus Christensen.
Sotto l’egida di illustri giudici, i fratelli Dardenne, vince nella sezione cortometraggi, tra i dieci selezionati, il turco “Sessiz-Be Deng” di L. Rezan Yesilbas, 14 minuti, battendo avversari degni e meritevoli come il portoricano “Mi Santa Mirada” e l’americano “The Chair”.
Per la sezione “Un certain regard”, presieduta da Tim Roth, che raccoglie le opere più di nicchia e originali di registi emergenti (tra i candidati, anche il figlio di Cronenberg, Brandon), il premio va a un altro messicano, Michel Franco, autore di “Después de Lucia”; il premio speciale della giuria a “Le grand soir” di Benoit Delépine e Gustave Kervern. Ex aequo il premio per le attrici, la bravissima Emilie Dequenne del belga “A perdre la raison” di Joachim Fosse e Suzanne Clément per l’eccentrico “Laurence Anyways” di Xavier Dolan (enfant prodige canadese, al terzo lungometraggio a soli 23 anni). Menzione speciale per il bosniaco “Djeca” (di Aida Begic) e Camera d’or per il film “Beasts of the Southern Wild” di Benh Zeitlin.

Matteo Garrone ha ricevuto il Grand Prix per "Reality"