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La protesta del Mercalli: “Ci vuole dialogo tra studenti e professori”

di Roberto P. Ormanni

La protesta del Liceo Mercalli di Napoli non trova ancora un epilogo. Sono trascorsi quasi dieci giorni dall’assemblea sindacale di categoria, ma il clima nella scuola resta scomodo. I docenti dell’istituto scientifico, infatti, per esprimere il proprio dissenso alla riforma scolastica, continuano ad aderire all’iniziativa di contestazione.
Incontro Roberto Tricarico, volto di primo piano della vita del Liceo Mercalli, che ci racconta la situazione che la scuola sta vivendo in questo periodo.
Che tipo di protesta è stata adottata dai docenti del Liceo?
Per contestare la riforma Gelmini hanno scelto di boicottare tutti i progetti alternativi: laboratori pomeridiani, corsi di recupero, viaggi e gite d’istruzione, olimpiadi di matematica, della fisica, della filosofia. Qualsiasi cosa.
Come hanno risposto gli studenti?
Questo ha provocato una reazione negli allievi. Noi sogniamo una scuola che ci ospiti e che ci possa ospitare anche al di là dell’orario obbligatorio di sei ore. Crediamo nelle attività alternative, mentre la scuola è ostile a qualsiasi impegno non legato al programma.
Cosa vuol dire?
Vuol dire che al Mercalli, per esempio, se uno è un campione di educazione fisica e porta la squadra dell’Istituto a vincere un torneo, rischia di ritrovarsi con tre debiti perché si è assentato in classe.
Ma la protesta dovrà pur avere un programma.
Non si sa se questa rimostranza porterà a qualcosa. Sperano di bloccare l’economia del Paese tagliando il viaggio di quattro classi. Non può funzionare così.
Cosa fare, allora?
La situazione è chiaramente problematica. Gli studenti hanno poco: le risorse sono già state aggredite dalle scelte politiche, ora i docenti scioperano utilizzando le “nostre cose”. Penso che tutti dovremmo impegnarci nell’ambiente in cui viviamo per migliorare lo stato delle cose. Loro, invece, tagliano anche ciò che ci spetterebbe.
Vi appellate al diritto di certi servizi, quindi.
Io non mi aspetto che facciano tutto gratis. Però, quanto meno ci diano la possibilità di organizzarci autonomamente, con progetti a costo zero. Invece, così facendo, ci privano anche di questa chance.
La protesta ha avuto altri effetti?
Sì. Tutti i coordinatori, di classe e di dipartimento, si sono dimessi.
E adesso?
Chiederemo un incontro con il preside e con i professori, per chiarire le nostre posizioni. Crediamo che un’alternativa valida al Governo non si possa costruire in questo modo. Ripeto: se stiamo vivendo un momento difficile, dobbiamo aiutarci tutti, dialogare e collaborare nell’ambiente in cui abitiamo.
Studenti uniti sul fronte comune, quindi?
Gli studenti sono divisi quanto i professori.
Divisi?
Sì. Il filone della politica di boicottaggio è avanzato in maniera disgiunta sin dall’inizio. Tra i docenti, alla votazione di scelta, 36 sono stati i voti a favore della protesta. Meno della metà, gli altri erano assenti. Hanno ottenuto una maggioranza senza avere una reale affluenza. Gli studenti, invece, dopo una prima scissione interna, si sono resi conto che, pur sostenendo i motivi della protesta dei professori, non ne possono condividere i modi.
Protesta sbagliata in partenza, dunque?
E’ una protesta che non può prendere piede. Non è un caso se l’Umberto e il Pagano l’hanno già respinta.
Anche il preside è divergente. La situazione, infatti, è tesa anche nello stesso consiglio d’Istituto. E gli studenti, in questo scontro, fungono da campo di battaglia.
Qual è il vostro intento?
Ci tengo a precisare che noi allievi ci riuniamo anche fuori dall’orario scolastico, perché non agiamo solo per “perdere giorni di scuola”. Comunque, speriamo di risolvere quanto prima la situazione, confidando anche in un dialogo con il preside e i professori.