Sale l’attesa per Zdenek Zeman sulla panchina della società capitolina: tre giorni al massimo per conoscere la verità. Domani, il tecnico boemo dovrebbe incontrare i vertici del club per concludere un discorso già avviato illo tempore.
Disse di lui, pochi giorni or sono, il ds del Pescara Delli Carri: “L’unica squadra per cui ci lascerebbe è la Roma”.
Il primo incontro risale a poco più di una settimana fa. Erano i giorni in cui la trattativa tra la lupa e Montella si stava complicando e qualcuno, a Trigoria, aveva già iniziato a valutare le alternative. Tra queste, appunto, Zdenek Zeman, vecchia conoscenza della capitale per aver lavorato con la presidenza Sensi nel periodo ‘97 – ‘99 .
E’ bastato il primo contatto per darsi reciproca disponibilità: un “sì” a tutti gli effetti.
Pare che tutte le alternative al boemo rimaste in corsa, da Villas Boas a Bielsa, siano state accantonate. Il cileno, incontrato a Madrid da Baldini e Sabatini, avrebbe fatto sapere di essere lusingato dalla proposta ma di non voler interrompere dopo due finali perse il rapporto con l’Athletic Bilbao. Per il portoghese, invece, valgono le resistenze circa la difficoltà di imbastire una squadra competitiva ai massimi livelli fin da subito.
Una scelta apparentemente di cuore quella di Zeman, che a Roma e alla Roma ha legato i ricordi più belli della sua carriera.
Gli stessi che probabilmente conserverà di Pescara: il campionato di serie B vinto nonostante l’obiettivo iniziale della squadra non fosse altro che una salvezza tranquilla, cercando di costruire le basi per il futuro puntando sul gioco organizzato. “Vorrei continuare con questi ragazzi – disse il boemo al termine dell’ultima gara, sabato sera – ma so che non si può perché molti sono in prestito o in comproprietà e quindi non potranno restare tutti a Pescara”. Un buon motivo per trasferire il bel gioco in quel di Roma, magari, dove ha già dato spettacolo.
I tifosi lo aspettano a braccia aperte, inondando i social network di messaggi di benvenuto e di invito a tornare a Trigoria. Una voglia di riscatto che, come nel 1997, dopo il fallimento di Carlos Bianchi, aveva portato a scegliere Zeman.
Chissà che la storia non torni a ripetersi.